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Pane, pasta, dolci, vini, birre, carni, formaggi, pesci e conserve sono solo alcuni dei prodotti dall’agroalimentare artigiano sardo che ha registrato un vero e proprio “boom” nell’export; nei primi 6 mesi del 2015, infatti, le esportazioni hanno registrato un +9,3% rispetto al 2014 con un giro d’affari di 92milioni di euro. Il tutto è realizzato dalle 3.615 imprese artigiane della Sardegna, laboratori e botteghe che offrono produzioni straordinarie per qualità, gusto, tradizione e genuinità, producendo ben 183 prodotti tradizionali sardi riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole, di cui ben 7 riconosciuti a livello europeo con le denominazioni Dop, Igp e Stg.
Questi sono i dati sulla Sardegna del dossier dedicato all’ “Artigianato Alimentare-Speciale Natale”, elaborato dall’Ufficio
Studi Nazionale di Confartigianato, sui numeri del terzo trimestre 2015 del Ministero delle Politiche Agricole e Alimentari e dell’ISTAT.
In ripresa anche le vendite: il dato nazionale segna una crescita, positiva seppur flebile, dello 0,5% rispetto a tutti gli anni passati.
Il dato non positivo, anche se il settore è da annoverare tra quelli che dal 2008 regge meglio la crisi, è dato dalle chiusure: il saldo è di 47 imprese chiuse equivalenti a un -1,3% su base annua.
“Gli indicatori delle vendite e dell’export dell’agroalimentare artigiano sardo sono positivi ma ci vuole cautela e tanto lavoro –
afferma Maria Carmela Folchetti, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – occorre poi capire se questi segnali siano l’effetto trainante dell’EXPO; rimane il fatto che il valore aggiunto registrato dal settore è stato dello 0,67%, risultato molto importante per un settore che ha potenzialità enormi”. “Il punto negativo – continua la Folchetti – rimane quello della chiusura delle imprese per il quale non possiamo ritenerci soddisfatti. Il comparto è sano è bisogna crederci e investire”. “Crediamo e confidiamo molto nel nuovo piano per l’internazionalizzazione presentato da poco dalla Regione – aggiunge la Presidente – perché è necessario agevolare e promuovere la capacità di esportazione delle imprese sarde. L’Assessorato
dell’Industria ha già presentato le direttive, aspettiamo il primo bando di imminente pubblicazione per cominciare al più presto a sostenere e supportare quelle imprese dell’agroalimentare che intendano esportare prodotti di qualità ed eccellenza”.
Delle oltre 3.600 imprese attive nell’artigianato alimentare, 1.426 sono pasticcerie, panifici e gelaterie, 1.640 sono attive nella ristorazione e nei servizi da asporto, 223 sono pastifici, 52 sono attive nella lavorazione e trasformazione della carne, 48 nel lattiero caseario, 47 nell’ambito delle spezie e condimenti, 42 nella produzione di oli e grassi vegetali e animali, 26 nella lavorazione e conservazione di frutta, ortaggi e pesce, 33 nell’ambito dei vini, birre e distillati vari, 34 nella lavorazione delle granaglie e altre 44 in altre produzioni.
A livello percentuale, impennata delle imprese del lattiero-caseario (+9,1%) e del vitivinicolo-birre (+3,1%) mentre un passo indietro lo si registra tra quelle produttrici di pasta (-5,5%).
Tra le province, a Cagliari ci sono 1.451 imprese, a Sassari 1.143, a Nuoro 717 e a Oristano 304.
Dicembre, con le festività di Natale, rappresenta un mese di grande rilevanza per le vendite al dettaglio di prodotti alimentari che sono il 23,6% superiori alla media mensile del resto dell’anno. Produzioni dell’artigianato agroalimentare che, soprattutto quelle a “chilometro zero”, sono la parte essenziale della “dieta mediterranea”.
“Grazie proprio ai prodotti sani e genuini che gli italiani mangiano – commenta la Folchetti – il nostro tasso di obesità è il più basso di tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo”. La nostra Nazione ha una percentuale di obesi del 10,4% contro la media europea del 16,7%. Tra i nostri “dirimpettai”, la Francia registra il 14,5% e la Spagna il 16,6%. “Quindi possiamo dire che – sottolinea la Presidente – se mangiamo con moderazione e con equilibrio, i nostri prodotti agroalimentari sono anche molto salutari”.
“E’ necessario spendere anche qualche istante sui 7 prodotti agroalimentari a marchio DOP, STG e IGP che la Sardegna annovera (come per esempio il Fiore Sardo o lo zafferano) – riprende la Presidente – e soprattutto sulle imprese artigiane sarde che si dedicano alle 183 produzioni tradizionali e a quelle con marchio di garanzia europeo.
Un patrimonio di conoscenze e competenze straordinario che si dedica alla produzione di olio extra vergine d’oliva, ai formaggi, all’ortofrutta e cereali, alle carni fresche e lavorate e alle lavorazioni varie. Questi numeri sono la dimostrazione di quanto sia forte il collegamento della popolazione sarda con le sue tradizioni più profonde. Legame che si deve sempre più tradurre in un sistema integrato e sinergico tra prodotti di qualità, territorio e percorsi turistici enogastronomici”.
In conclusione la Folchetti lancia il consueto appello ai consumatori: “In un momento come il Natale, seppure difficile economicamente, si affidino alla tradizione e alla qualità che possono garantire i nostri straordinari artigiani dell’alimentazione e della ristorazione”. “Anche un solo acquisto di questo genere – chiude la Presidente – è un “piccolo valore” che può contribuire a dare ulteriore forza a un comparto che è tra i pochi a resistere alla crisi garantendo occupazione e lavoro a decine di migliaia di lavoratori sardi”.