“La mia odissea col Cup dell’Ats: dovevo prenotare 3 visite, l’operatrice mi ha chiuso il telefono in faccia”

Telefona al 1533 per prenotare tre visite alla suocera, malata, 91enne. Ma il tentativo di Micaela Mocci, 47 anni, presidente di un’associazione che tutela le donne, diventa un caos: “L’operatrice ha capito che dovessi prenotare in un unico reparto, quando gliel’ho fatto notare ha risposto in modo arrogante e ha subito chiuso la telefonata, dandomi della maleducata”


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Ha chiamato dal suo smartphone il 1533, il numero del Cup dell’Ats di Cagliari, per prenotare tre visite per la suocera di novantuno anni, bisognosa di cure. E riuscire ad avere delle date sicure, per Micaela Mocci, 47enne di Monastir, presidentessa dell’associazione Domos, da anni in prima linea per la tutela delle donne, si è dimostrata un’impresa. Condita, stando al suo racconto, dalla maleducazione: “La prima operatrice che mi ha risposto ha avuto diversi problemi col sistema a causa dei quali sono dovuta rimanere in attesa. E fin qui niente da dire. Dovevo prenotare tre prestazioni con tre diverse prescrizioni e ho fatto subito presente che si riferivano allo stesso paziente, mia suocera. Evidentemente, l’operatrice ha compreso male e mi ha accusato di averle detto che erano tutte prestazioni collegate”. Il clima si fa teso: “Le ho gentilmente fatto notare la differenza fra ‘stesso paziente’ e ‘prescrizioni collegate'”, racconta la Mocci, “la donna mi ha risposto con un ‘facciamo finta di nulla’. A questo punto ho puntualizzato che sapevo bene le parole che avevo utilizzato invitandola ad essere più cortese ed adeguare il suo atteggiamento al ruolo e al lavoro che stava svolgendo”. Apriti cielo: “Mi ha detto che avrei avuto assistenza solo quando sarei stata disposta ad essere più educata e ha chiuso la comunicazione. Un atteggiamento oltraggioso e maleducato che chi lavora in un settore così delicato non si può permettere. Ho testimoni che garantiscono il mio atteggiamento risentito ma neanche vicino alla maleducazione o all’offesa nei confronti di questa operatrice. Di sicuro il servizio offerto da questa persona rappresenta la decadenza di un servizio sanitario sardo allo sbando”, prosegue la quarantasettenne.
Che, naturalmente, non si è persa d’animo, nonostante la rabbia: “Ho telefonato di nuovo e ho ricevuto assistenza da una operatrice competente e gentile. Sì, avevo 3 visite da prenotare ma anche mia suocera avrebbe preferito non avere la necessità di farle non disturbando così la donna che, vista l’ora, erano le 13, non voleva essere disturbata all’ora di pranzo”.


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