Il vaccino? Non è obbligatorio e, per alcuni settori lavorativi, l’obbligo del green pass significa anche poter fare un tampone ogni 48 ore. È così, per esempio, per chi lavora nel settore delle pulizie all’Università. Ma il tampone ha un costo, ripetuto per un tot di volte al mese la cifra da sborsare è elevata. Ecco perchè Silvana Di Berardina, 58 anni, addetta alle pulizie alla Cittadella di Monserrato e delegata Cgil, si trova di fronte ad un dilemma tutto personale: “Non voglio vaccinarmi, ma sono costretta a farlo se non voglio perdere il lavoro e dire addio a 600 euro al mese”. Il motivo del suo “no” al vaccino? “Sfiducia. Due settimane fa sono stata all’hub vaccinale di Quartu, la mia città, in via Beethoven. Ho chiesto ai medici se potevo prenotarmi e fare il vaccino ma senza firmare il foglio del consenso. Mi hanno detto di no. Ma così, allora, la responsabilità me la devo prendere tutta io”, sbotta la lavoratrice sindacalista.
“Le mie colleghe sono quasi tutte vaccinate, solo io e altre tre siamo senza la prima dose. Domenica sono andata alla stazione dei treni di piazza Matteotti e ho fatto un tampone gratuito grazie alla Croce Rossa. Son risultata negativa, ma non è comunque un test valido, almeno quello, ai fini del green pass. Così, da qualche giorno sono ferma, in attesa”. Di cosa? “Di prendere una decisione: se mi vaccino gli eventuali rischi sono tutti un mio problema, se non lo faccio non posso lavorare perchè ogni singolo tampone, in farmacia, costa non meno di 15 euro. Moltiplicato almeno per otto tamponi ogni mese, si raggiunge una cifra troppo alta se paragonata al mio stipendio”.