Tutti vogliono un posto in giunta regionale: c’eravamo dal primo momento, abbiamo sostenuto il progetto, ora è tempo che il nostro impegno venga riconosciuto, dicono i partiti più piccoli della coalizione che in Alessandra Todde hanno creduto da subito. Ma il Pd vuole tutto: 4 assessorati, la presidenza del consiglio e la vicepresidenza della giunta, e presenta un conto salatissimo per aver ceduto la presidenza ai 5 stelle. Difficile che i dem cambino idea: per due decimi di punto percentuale hanno pure battuto Fratelli d’Italia piazzandosi al primo posto nei consensi dei sardi.
Ma il cerchio deve quadrare. E già da ieri Todde, che attende la proclamazione ufficiale dalla corte d’appello probabilmente già in settimana, ha avviato gli incontri con i partiti che l’hanno supportata.
Soprattutto con il Pd, per provare a trovare un punto di caduta che consenta di garantire a tutti i partiti una rappresentanza nell’esecutivo.
Sia Sinistra Futura, con il suo 3% e tre consiglieri eletti, che Alleanza Versi sinistra, 4,7%, hanno mandato ai dem e alla presidente in pectore un messaggio molto chiaro, sottolineando quanto il loro ruolo sia stato fondamentale per il risultato ottenuto.
I piccoli scalpitano e chiedono discontinuità, il Pd si impunta sulla forza dei numeri e la Todde deve decidere se fare una prova di forza o rinunciare a un suo diretto rappresentante per far tornare i conti. Scenari che si ripetono puntuali a ogni tornata elettorale, insomma, fra prove di forza e manuali Cencelli.











