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NOVANTADUE: Falcone e Borsellino, 20 anni dopo

di monicapanzica
22 Giugno 2017
in eventi

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Sulle tracce della Storia – alla ricerca della verità – con “Novantadue/ Falcone e Borsellino 20 anni dopo” – in cartellone da mercoledì 18 marzo fino a domenica 22 marzo (con una recita straordinaria lunedì 23 marzo in matinée per le scuole) al Teatro Massimo di Cagliari per la stagione de “La Grande Prosa al Teatro Massimo” organizzata dal CeDAC, con lo slogan pirandelliano “Giù la Maschera!”. La pièce originale, firmata dal giornalista, sceneggiatore e scrittore Claudio Fava (deputato di SEL, ora con il Gruppo Misto, e vicepresidente della commissione antimafia) racconta l’ultima notte sull’Isola de L’Asinara dei due magistrati impegnati nell’istruzione del maxiprocesso che avrebbe di lì a poco segnato una svolta cruciale nella lotta contro la criminalità organizzata.

“Novantadue” – titolo emblematico che rimanda all’inizio della “stagione delle stragi” – debutterà in prima regionale mercoledì 18 marzo alle 20.30 sul palcoscenico cagliaritano (repliche tutti i giorni da mercoledì a sabato alle 20.30, la domenica alle 19, e il giovedì doppio spettacolo, con anche la recita pomeridiana alle 16.30; infine lunedì 23 marzo alle 11 – a grande richiesta – la recita straordinaria per gli studenti).

Riflettori puntati su Filippo Dini, già coprotagonista a fianco di Luca Barbareschi ne “Il discorso del re” (nonché Premio “Le Maschere del Teatro” come miglior attore non protagonista per “Romeo e Giulietta” e Premio Hystrio ANCT 2014) e Giovanni Moschella, attore dalla spiccata vocazione teatrale, dagli esordi con Arnoldo Foà ne “La corda a tre capi”, alle collaborazioni con Anna Maria Guarnieri, Pamela Villoresi, Walter Manfrè, Enzo Vetrano e Salvatore Randisi (come il recente “L’onorevole” di Leonardo Sciascia) – con incursioni sul grande e il piccolo schermo– nei ruoli rispettivamente di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. E l’eclettico Fabrizio Ferracane (dagli studi con Mimmo Cuticchio e Marco Martinelli, all’“Amleto” di Giuliano Vasilicò e l’“Amadeus”di Peter Shaffer, poi interprete de “Credo – l’innocenza di Dio” con Giancarlo Giannini e co-autore del fortunato “Sutta Scupa”) si sdoppia nel ruolo di un magistrato e di un mafioso non pentito.

“Novantadue/ Falcone e Borsellino 20 anni dopo” – produzione originale di BAM Teatro, per la regia di Marcello Cotugno (che ha ideato anche l’impianto scenico) – ripercorre quelle fatidiche ore prima dell’alba in cui i due magistrati, mentre completano la stesura degli atti d’accusa in vista dello storico e fondamentale processo contro “Cosa Nostra”, dialogano e si confrontano, tra aspettative e progetti futuri e presagi di morte. Uomini di legge – al servizio dello Stato – coinvolti loro malgrado in una vera e propria guerra fra le istituzioni e quella vasta e fino ad allora in gran parte misteriosa organizzazione criminale, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono anche, e forse prima di tutto colleghi, uniti da reciproca stima e fiducia, e amici.

Quel maxiprocesso celebrato nell’aula bunker costituirà una pietra miliare nelle cronache di una pluridecennale – e forse plurisecolare – contrapposizione fra poteri: stato e antistato si fronteggiano in un Sud vinto ma non sconfitto, troppo spesso sacrificato in nome delle logiche di un governo centrale remoto e disattento davanti alle istanze della complessa e stratificata società meridionale. L’omertà – dettata dalla paura, dall’abitudine al silenzio e alla sottomissione – è la chiave che ha permesso a “Cosa Nostra” (un autentico contropotere di matrice locale, capace da sempre di porsi come interlocutore privilegiato in grado di garantire tranquillità e ordine per le diverse entità politiche) di rafforzare il controllo del territorio e creare le fitte maglie di una vera e propria organizzazione criminale, in grado di drenare risorse, gestire appalti e accumulare profitti.

Un fenomeno tutt’altro che semplice, riconducibile ad una pluralità di fattori – storici e culturali, ma anche sociali ed economici: difficile tracciare un confine netto tra la mafia e la società civile, tra gli interessi di una classe di governo talvolta collusa, o forse solo influenzata e ispirata dagli “uomini d’onore” e il cosiddetto bene comune in un Sud martoriato; più semplice forse distinguere, alla luce del diritto, la differenza tra lecito e illecito, prima ancora che quella tra il bene il male.

Se il silenzio è la virtù necessaria – a costo della vita, davanti alla minaccia di efferate vendette – l’efficacia delle indagini, e le rivelazioni dei primi pentiti rischiano di scardinare un sistema che pareva impenetrabile, mettendo in evidenza le debolezze e la fragilità, oltre la maschera feroce della violenza, di una “onorata società” il cui rigoroso e arcaico codice etico si scontra inevitabilmente con la sete di potere, e l’arroganza dei singoli. I giuramenti e i riti d’iniziazione, le condanne e le punizioni esemplari, il fascino perverso dell’organizzazione mafiosa – e delle sue varianti – con quella struttura verticistica intuibile nella sua articolata vastità, ma difficile da provare nelle aule di un tribunale (celebre l’affermare che “la mafia non esiste”) diventano, grazie al lavoro investigativo al di qua e al di là dell’Oceano, oggetto di puntuali ricostruzioni, con tanto di nomi dei capi e dei boss, e l’identificazione di mandanti ed esecutori dei vari delitti.

La creazione del pool antimafia offrì nuovo incentivo alle indagini, che sarebbero sfociate nel maxiprocesso di Palermo (1986-1987) con 360 condanne per complessivi 2665 anni di carcere; appena due anni dopo nel 1988 con lo scioglimento del pool e le tensioni interne alla magistratura iniziò una nuova fase, per certi versi ancora più drammatica: la triste stagione dei veleni.

Nel 1992 le stragi di Capaci (con l’uccisione di Giovanni Falcone e della moglie Francesca Morvillo, insieme alla scorta) e di via D’Amelio (con l’assassinio di Paolo Borsellino) parvero chiudere in modo amaro e tragico un capitolo fondamentale della storia della Giustizia in Italia.

 

“Novantadue/ Falcone e Borsellino 20 anni dopo” coglie quell’istante fatidico in cui la parabola della mafia sembrava destinata ad interrompersi – grazie alle indagini, al lavoro e all’impegno di magistrati e forze dell’ordine: davanti alle montagne di documenti contenenti le prove contro “Cosa Nostra”, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino s’interrogano sul presente e sul futuro dell’Italia.

In un tempo sospeso – tra cronaca e sogno – due icone della giustizia, eroi loro malgrado in una guerra spietata, ritornano ad essere uomini, davanti al peso di una responsabilità, con la coscienza del proprio dovere e la quasi certezza di una condanna da parte di un nemico temibile e infido: nello spettacolo i due magistrati possiedono, per la magia del teatro, anche la consapevolezza del tempo che verrà, di ciò che accadrà dopo la loro prematura uscita di scena, e di un’eredità pesante ma incancellabile fatta di dedizione, coraggio e onestà intellettuale.

Tra i loro interlocutori anche le figure ambigue di un “uomo d’onore” – non uno dei boss, ma un semplice rappresentante di quell’esercito violento e oscuro capace di ricorrere ad ogni mezzo per contrastare la giustizia – e un ambiguo alleato, un magistrato coinvolto più del lecito in quella strana guerra tra Stato e mafia, tra delazioni e occultamento di prove, in un singolare gioco tra luci ed ombre, sussurri e grida che ancora riecheggiano nei corridoi dei palazzi di giustizia.

 

OLTRE LA SCENA/ incontro con gli artisti: L’autore – Claudio Fava, giornalista, sceneggiatore e scrittore nonché deputato parteciperà – insieme ai tre interpreti ( Filippo Dini, Giovanni Moschella e Fabrizio Ferracane) – all’incontro in programma venerdì 20 marzo alle 17.30 al Cinema Odissea di viale Trieste 84 a Cagliari – per il ciclo Oltre la Scena/ gli attori raccontano… – coordinerà il giornalista e critico de Il Manifesto Gianfranco Capitta.

 

SCHERMI & SIPARI: Intrecci e confronti fra teatro e cinema: per la rassegna Schermi e Sipari al Cinema Odissea di Cagliari OGGI (lunedì 16 marzo)alle 17 e domenica 22 marzo alle 11 si proietta “Giovanni Falcone” di Giuseppe Ferrara – con Michele Placido nel ruolo del protagonista e Giancarlo Giannini in quello di Paolo Borsellino: focus sugli ultimi anni di attività del giudice siciliano, la lotta contro la mafia e la “stagione dei veleni” fino al tragico epilogo della strage di Capaci.

 

Tags: Cagliarifalcone e borsellinoteatro massimo
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