Nomine e poltrone, in Sardegna tornano anche (con una legge) i consigli d’amministrazione negli enti regionali

Non più amministratore unico ma presidente e cda da due a quattro persone per ciascuno: un’infornata di 40 nomine dopo le 70 istituite con la legge approvata in estate, al costo di milioni di euro all’anno di soldi pubblici. La Lega si chiama fuori, niente firma sull’emendamento poi ritirato


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E’ uscito dalla finestra in forma di emendamento e rientrerà dalla porta da protagonista principale, ovvero come proposta di legge con tutti i crismi. Il gran ritorno dei consigli d’amministrazione in enti, agenzie, istituti e aziende regionali e di altri enti pubblici dopo la valanga di 70 nomine stabilita con la cosiddetta legge poltronificio da 6 milioni e passa euro di soldi pubblici all’anno, è dietro l’angolo.  Per farla breve: la maggioranza di centrodestra sta per resuscitare i consigli di amministrazione di Arpas (Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente), Agris (Agenzia per la ricerca in agricoltura), Argea (Agenzia per la gestione e l’erogazione di aiuti in agricoltura), Laore (Attuazione dei programmi in campo agricolo e per lo sviluppo rurale), Aspal (Politiche attive del Lavoro), Isre (Istituto superiore regionale etnografico), Sardegna IT Srl, Carbosulcis Spa, Igea Spa, Sardegna Ricerche, Istituto di incremento ippico.

Non più l’amministratore unico istituito dalla precedente legislatura per risparmiare soldi e ottimizzare poltrone, ma il ritorno al passato con presidente e due consiglieri d’amministrazione ciascuno. Saranno invece costituiti da un presidente e quattro consiglieri i Cda di Area (Agenzia regionale per l’edilizia abitativa), Arst, Forestas ed Enas (Ente acque della Sardegna).  Una moltiplicazione di posti al comando che segue quella delle Asl e dei nuovi superconsulenti-dirigenti-fiduciari che saranno nominati da Francesco Sano, il nuovo direttore generale della Regione, sulla cui nomina penderebbe un’inchiesta della Procura. Milioni di euro all’anno che saranno spesi in ulteriori 40 posti di potere.

La proposta è firmata da Francesco Mura (FdI), Giorgio Oppi (Udc), Franco Mula (Psd’Az), Emanuele Cera (Forza Italia), Michele Cossa (Riformatori) e Roberto Caredda (Misto) ma non dal capogruppo della Lega Dario Giagoni. Quando in consiglio regionale, dove da un’eternità si discute la cosiddetta legge omnibus, i firmatari hanno intuito la mala parata, hanno ritirato l’emendamento all’articolo 10, per evitare non tanto la gogna pubblica quanto il rischio ostruzionismo minacciato dal centrosinistra.

Potenziati gli enti, di cui probabilmente nessun sardo ricorda azioni memorabili, e trasformata in una corazzata invincibile la macchina regionale, ci aspettiamo grandi cose. Che la Sardegna diventi la regione dove le cose funzionano meglio che in qualunque altra.

Anche perché, in un momento così difficile, con le bollette che aumentano e la benzina alle stelle, quelle nuove nomine, 110, le pagano i cittadini.

 


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