“Nella prima fase 1380 contagi in Sardegna, ora 14mila ma non abbiamo trascurato nessun malato”

Casi di positivi decuplicati tra la prima e la seconda ondata Covid nell’Isola, l’assessore Nieddu: “Grazie al nostro piano modulare abbiamo assistito loro senza trascurare, nei limiti del possibile, chi aveva altre patologie”


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Da 1380 a circa 14mila. Sono questi i numeri forniti ieri dall’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu a proposito dei casi di Coronavirus in Sardegna. Il numero più basso si riferisce alla prima fase, quello più alto alla seconda. “Nella prima fase sembrava a tutti quanti che tosse un disastro, ora siamo oltre dieci volte come numero di contagi, significa che c’è un impatto ben diverso sulle strutture sanitarie. Il nostro piano modulare”, osserva Nieddu, “ci ha consentito di assistere i pazienti Covid ma di non trascurare le altre patologie: pazienti oncologici, chi ha malattie croniche”. Tutto “nei limiti del possibile, perché non è più possibile separare le strutture Covid da quelle non Covid”. Ora, col nuovo “piano dei 40 giorni” imbastito dalla Regione, aumenteranno i posti letto dedicati ai casi di Coronavirus negli ospedali. 

Nieddu, ieri, ha anche affermato che “ogni volta che si ‘accende’ una struttura Covid viene inficiata la qualità e la quantità dell’assistenza, per quello ho sempre detto che il piano modulare dev’essere a step”, cioè basato “sulla necessità del momento”. Il titolare della Sanità in Sardegna ha anche rivendicato la bontà della gestione della pandemia nella prima fase: “Siamo stati giudicati giudicati dall’Iss, con la Sicilia, i migliori. Ancora oggi, nonostante qualcuno storca il naso, facciamo in modo che il sistema ereditato in condizioni non ottimali regga, in un quadro epidemiologico totalmente nuovo, e sfido chiunque a dire che fosse prevedibile, non per la qualità ma per la quantità dell’emergenza”. 


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