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I video esilaranti pubblicati su Instagram e Youtube, con decine di migliaia di fan che ridono delle sue caricature e sketch, riguardanti la Sardegna, i conflitti tra giovani e adulti e gli innamorati del Terzo Millennio, sono solo una delle facce di Martina Murenu, 26enne di Barrali. Nascosto, quasi celato nelle profondità del suo animo, c’è un termine che racchiude un periodo della sua vita non facile: bullismo. Che, nel suo caso, si è tradotto in brutte prese in giro, insulti e denigrazioni: “Dalla scuola materna sino alle medie”, precisa la Murenu: “Alcuni miei compagni mi hanno criticata per l’aspetto fisico, arrivando anche a sputarmi addosso o pasticciarmi i vestiti, ridendo del fatto che non potessi comprarmi quelli di marca. Per loro ero una sorta di nullità”. I giorni, per la giovanissima barralese, passavano tra la tristezza e la paura di parlare: “Ai miei genitori ho confessato tutto solo quattro anni fa. Da piccola sono riuscita a trattenere tutto per non crollare davanti a loro, gli dicevo che avevo avuto una giornata difficile a scuola”. Tutto qui, mai nessun accenno sul bullismo. Poi, un bel giorno, Martina Murenu dice basta: “A 13 anni ho affrontato chi mi stava perseguitando, facendogli capire che dovevano finirla. Oggi, molti di loro sono tra i miei primi fan social”. Si è imposta e, con voce ferma e sguardo deciso, è riuscita a farsi valere: “Da quel momento non mi hanno più disturbata. Erano arrivati a dirmi che ero un aborto della società e che facevo schifo perchè non sono mai andata dall’estetista, e avevo il monociglio e un po’ di baffetti”.
A tredici anni di distanza, Martina Murenu ha raccontato la sua esperienza e dispensato consigli alle centinaia di alunni dell’istituto cagliaritano Marconi, nel corso dell’evento anti-bullismo organizzato dal professor Gigi Pittau: “Oggi lavoro in una gelateria, sono felice ma, ogni tanto, riaffiorano brutti ricordi del passato”, confessa la youtuber sarda. “Ai ragazzini e alle ragazzine dico che, se sono vittima di bullismo, devono parlare subito con qualcuno e non abbattersi. Il silenzio non è un rimedio, anzi”.