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Da brillante studentessa di medicina a malata cronica. Questa è la storia di Marte Deidda, 34 enne, di Villacidro affetta dal 2003 da una rara patologia. Il nostro giornale si era già occupato lo scorso anno della sua terribile malattia, il suo incubo chiamato dolore cronico scaturito dopo una banale intervento di devitalizzazione. Ma è da qui che è partito il calvario dal quale Marta combatte orma da 13 anni. Quotidiamente con dolori talmente forti che neanche le pù potenti medicine riescono a lenire.
L’APPELLO. E con un nuovo post facebook dal suo profilo rinnova il suo appello “Con le ormai pochissime forze rimaste cerco di scrivere. Sopraggiunge il Natale giorni che per la maggior parte delle persone sono di gioia in cui si dovrebbe essere più buoni. Per me non ci sarà gioia, non c’è niente, solo disperazione! Disperatamente, perciò,ancora una volta chiedo aiuto A TUTTI , a chi ha conoscenze, amicizie altolocate, alle Istituzioni ma anche ai miei ex colleghi ormai medici, ai miei ex professori , a chiunque . Sono persa, allo stremo. non so più che fare e non sono in grado di scrivere molto quindi metteró in più lingue il mio post , come ultimo tentativo, AGGIUNGENDO UN ALTRO PEZZETTO di VERITÀ Di QUELLO CHE È IL MIO DRAMMA ma che purtroppo sta assumendo i connotati di una TRAGEDIA.”
IL CALVARIO. Da brillante studentessa di medicina diventare un malata cronica con dolore incoercibile che rischia la vita.In una decina d’anni il futuro brillante diventa un ciclone nero che tutto spazza. “Ero al terzo anno di medicina e dopo una normale devitalizzazione eseguita perfettamente questo banale intervento ha dato il via a un calvario senza uguali” racconta.”A seguito di interventi lesivi sul trigemino fatti per cercare di bloccare almeno parzialmente il dolore che si era scatenato, la situazione è andata di volta a peggiorare divenendo così a essere costantemente tormentata da dolori atroci, fitte spasmi resistenti anche ai più potenti mix difarmaci tra cui oppiacei forti ad altissime dosi , antiepilettici , antidepressivi , anticomiziali che purtroppo non riescono a lenire la sintomatologia se non in minima parte. Cosi nel tempo mossa dalla disperazione sono stata sottoposta a tutto ciò che avrebbe dovuto anche solo bloccare per poco il dolore o almeno così mi dicevano. Quindi oltre ad aver già effettuato tutti i tipi di interventi lesivi sul Gasser, ho subito due craniotomie con risoluzione di aracnoidite plastica, conflitto neuro-venoso, TRLZ, posizionamento di stimolatore cervicale superiore (SCS) di tipo laminotomico in C2, di stimolatore corticale (MCS) ,blocco dello sfenopalatino e blocco della seconda branca trigeminale. Proprio a seguito di quest’ultimo che doveva essere un innocuo test a scopo diagnostico terapeutico sono finita in rianimazione , non che fosse la prima volta ma questa è stata particolarmente drammatica. Mi sono risvegliata con un pompa di baclofen e morfina, miscela non consentita dalla casa produttrice della pompa stessa perché oltre a non essere scientificamente provata , risulta capace di indurre rotture della pompa stessa e poiché il baclofen è un farmaco che provoca un arresto respiratorio per il quale non esiste antidoto ,in questo caso la rottura sarebbe stata letale . La pompa inoltre ha fatto precipitare un equilibrio di per se già instabile , modificata la terapia farmacologica , gli stimolatori (specie il cervicale ) non rispondono più ,la bocca torna a essere storta e i dolori sono divenuti più forti di prima . combattendo ora con una grave alterazione ipotalamo ipofisaria, con un menigismo chimico e con i dolori che sono non un sintomo ma una malattia avendo una Diagnosi di “DOLORE CENTRALE DA DEAFFERENTAZIONE CON INTERESSAMENTO DEI NUCLEI TRIGEMINALI MESENCEFALICI,di origine iatrogena, la battaglia diviene guerra quando, pur faticando per rimuovere il baclofen dalla pompa pensando che fosse l’illegalità della miscela a causare le difficoltà di accesso a qualche clinica , ci si rende condo che, anche avendo solo morfina in pompa, la realtà è quella che squalo non mangia squalo e la vita di una persona conta meno di questa logica.”
L’ULTIMA SPERANZA. Marta cerca con urgenza un centro d’eccellenza estero (avendo già preso contatti con tutti i centri italiani) che abbi annessa una terapia del dolore e una terapia intensiva.