Avviare un’attività commerciale per una giovane donna non è cosa da poco conto, stavolta la crisi economica non c’entra nulla, ma l’epilogo è altrettanto triste: restituire le chiavi del locale dopo averci speso un patrimonio per arredarlo, colpa di un tombino fognario e non solo. La storia è quella raccontata in esclusiva a Cagliari Online dalla cagliaritana Marina Sorrentino, che oggi ha tanta rabbia e amarezza per quello che descrive come una sorta di inferno: “La mia storia inizia a maggio del 2016 – dice – dopo molti anni ho la possibilità di gestire in prima persona il bar e di rinnovarlo, assumendo il ruolo di titolare dell’attività Movida Kafè (ex Diablo’s) in via Sonnino al civico 103. Investo economicamente tutto quello che ho, il locale ha necessità di una manutenzione ordinaria, cambio l’arredamento – dice la ragazza – sono entusiasta, perché intravedo nonostante la crisi delle grandi potenzialità. Purtroppo dopo l’inaugurazione, a settembre dello stesso anno, iniziano i problemi, da una parte inizio un contenzioso con l’Asl che nel giro di poche settimane emette due diffide con relative sanzioni in caso di inadempimento, riguardanti l’adeguamento igienico sanitario del locale commerciale. Sì, sono sprovvista del secondo bagno – ammette – ma lo sono sempre stata, solo che si considera nuova attività anche un cambio di denominazione sociale. Non solo, negli anni i precedenti i verbali di controllo da parte degli ispettori Asl, non hanno mai riscontrato nessun problema”.
L’ENNESIMA DOCCIA FREDDA. E’ ancora l’azienda sanitaria locale a varcare la soglia del bar: “Nel giro di poche settimane subisco una nuova diffida – continua Marina Sorrentino – manca il rubinetto a sensore nel bagno, il microonde non è esposto in un punto luminoso, inizio a perdere la voglia e la determinazione, sono costretta ad investire altri soldi per i piccoli interventi richiesti ho 180 giorni per i lavori dei servizi igienici e non trovo la collaborazione da parte della proprietaria. Ecco – evidenzia la giovane imprenditrice – veniamo alla questione “proprietario” e la società che gestisce numerosi locali commerciali (Sermenta), mi affido ad un tecnico che dopo aver effettuato l’accesso agli atti, vengo a conoscenza della mancanza del certificato di agibilità, mi è stato fornito dal proprietario del locale un abitabilità dell’anno di costruzione del fabbricato 1952. Inoltre – dice ancora la ragazza – ho rilevato che il proprietario è stato sanzionato per la mancata comunicazione di opere interne e che non ha sanato tali opere e ciò nonostante ha stipulato un contratto di locazione con la sottoscritta nel 2015. Nel mio locale mancavano quindi le condizioni di sicurezza, igiene e salubrità degli impianti tecnologici installati. Basti pensare che spostando il bancone del bar mi ritrovo davanti ad un tombino fognario il quale emanava odori insopportabili e saltuariamente fuoriuscivano liquami e soprattutto blatte”.
LA DIATRIBA. “Naturalmente i clienti si accorgono dei problemi – dice amareggiata Marina Sorrentino – la sera spesso sono costretta a chiudere. Interviene infine l’ufficio Sorveglianza Edilizia di Cagliari, che verifica le condizioni del locale, lo scarico fognario, avviando le relative indagini, che saranno proseguite dalla Procura di Cagliari. Nel merito ho inviato anche un esposto all’ufficio Asl igiene – alimenti, ma mentre nei primi episodi sono stati celeri nell’ inviarmi i relativi controlli, talvolta a mio modo di vedere per motivi poco importanti (vedi microonde), in questo caso non mi hanno risposto e non hanno effettuato il sopralluogo. Io ammetto che negli ultimi mesi non ho pagato gli affitti, privilegiando le spese verso i fornitori, non volevo mettere in difficoltà chi mi ha aiutato. Lavorando in quel locale da anni, non mi sarei mai immaginata una situazione del genere – dice – purtroppo quando devi adeguarti alla normativa vigente attraverso la Duapp (ora Dua), vengono a galla tutti i problemi. Dietro ad una chiusura di un attività commerciale, oltre alla crisi economica, le licenze facili, le tasse da pagare, ci sono tante componenti, ho scoperto a mio malgrado che molti locali commerciali non sono adeguati e non sono in regola per quanto concerne l’agibilità. Spesso i proprietari – conclude Marina Sorrentino – fanno orecchie da mercante, senza preoccuparsi delle condizioni dei loro locali”.












