Marco Efisio Pisanu, cacciatore, a Radio Casteddu: “Chi abita nei grossi centri abitati è discriminato rispetto a chi vive nei piccoli paesi e può praticare l’attività venatoria”

Continua lo scontro tra chi è a favore della caccia e chi no in questi periodi di zona arancione, gli ambientalisti in primis, in seguito alla proposta del consigliere leghista Andrea Piras che ha chiesto ufficialmente al presidente Solinas di concedere lo spostamento da un territorio all’altro agli appassionati delle doppiette


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Continua lo scontro tra chi è a favore della caccia e chi no in questi periodi di zona arancione, gli ambientalisti in primis, in seguito alla proposta del consigliere leghista Andrea Piras che ha chiesto ufficialmente al presidente Solinas di concedere lo spostamento da un territorio all’altro agli appassionati delle doppiette.
“La caccia non è mai stata chiusa, si ci può spostare, con la differenza che chi abita nei centri abitati oltre i 5mila abitanti può esercitarla all’interno del proprio comune –  ha detto Marco Efisio Pisanu ai microfoni di Radio Casteddu. L’attività venatoria si svolge all’aperto, il problema è per chi sta nei centri urbani grossi; per il contrasto al covid? È molto meglio, perché così non si creano affollamenti nelle piazze e nelle strade del centro urbano. Potendo uscire verso le zone rurali si evitano gli assembramenti non si creano, c’è una palese ingiustizia insomma”.
E verso chi punta il dito, sollevando la questione verso l’aspetto etico per il rispetto nei confronti degli animali, Pisano aggiunge: “Fino a quando nella filiera alimentare ci saranno la carne e il pesce, la caccia e la pesca esisteranno, perché gli animali che si trovano sui banconi del supermercato non è che si suicidano. Nel momento in cui il cacciatore va in campagna e compie i giusti prelievi, la selvaggina che cacciamo finisce tutta sulle nostre tavole. La nostra passione fa parte della nostra cultura e tradizione, non esiste in Sardegna una famiglia dove non ci sia un cacciatore e per l’aggregazione è fondamentale, perché la caccia è l’unica attività dove, soprattutto nelle compagnie  di caccia grossa, a partire sia dall’ultimo al più bravo cacciatore, non esistono ceti sociali, siamo tutti uguali. Dobbiamo avere la possibilità di esercitarla e vogliamo rispetto”.