Dai fili elettrici ai maxi tubi dell’acqua delle camionette del 115. Marcello Cardia, cagliaritano di 47 anni, fa il Vigile del fuoco dal 2001. Ha realizzato il suo “desiderio lavorativo”, lasciando un’occupazione sicuramente più tranquilla per andare a salvare le vite di chi si trova in mezzo al fuoco o circondato dalla furia dell’acqua: “Fare il Vigile del fuoco ti entra nel sangue, senti sempre il brivido sulla schiena e vai a lavorare nei luoghi dove c’è gente che scappa. Tutti gli interventi sono pericolosi”, spiega Cardia, “le alluvioni fanno davvero paura perchè vedi, da vicino, la forza della natura”. Anche lui, come tutti i suoi colleghi, è in “lotta” per quanto riguarda lo stipendio: “Prendiamo trecento euro in meno al mese rispetto a un poliziotto, i nostri stipendi vanno dai 1200 ai 1500 euro, ma è questo gap con le altre Forze dell’ordine che non va bene”.
Sposato, tre figli, ogni giorno “mia moglie e i miei bambini penso che abbiano paura per me. Mi salutano, quando esco di casa, sapendo che sto andando a fare un lavoro rischioso”. Il figlio più grande ha 11 anni, la più piccola un anno e mezzo: forse, a scuola, raccontano di quel lavoro particolare che fa il loro papà, descrivendolo come un eroe: “Tutti i figli vedono così il proprio padre, io non mi sento un eroe”, sottolinea il 47enne, “chiedo solo che il mio lavoro sia remunerato nella giusta maniera. Anche noi, come i poliziotti e i carabinieri, abbiamo famiglie da mantenere”.












