Il centro di solidarietà di viale Sant’Ignazio sta per chiudere i battenti. Lo sanno benissimo, visto che hanno ricevuto la lettera di sfratto, anche Manuele Nonnis e Samuela Vincis. 47 anni lui, “ho lavorato per anni a Milano, adesso sono disoccupato”, uno in meno lei, “sono disabile, ho un’insufficienza respiratoria che mi costringe a stare attaccata a un macchinario 24 ore su 24”, sono uniti dall’amore da anni e, da qualche settimana, nella disperazione: “Il posto è vecchio e degradatati, ma dove finiremo? Non ci stanno dando una sistemazione alternativa”, dice Manuele. Accanto a lui la compagna, in sedia a rotelle: “Ho tutta una serie di patologie, ho bisogno di un appartamento nel quale potermi curare in tranquillità. Da qui me ne voglio andare, ma dove posso spostarmi?”.
Hanno un letto e un tetto da tre anni, i due, nella struttura che sta per subire una ristrutturazione. L’incertezza piena è sul futuro: “Il Comune aiuta tutti, io non sono razzista”, precisa il 48enne, “ma perché allora non aiuta anche noi? Stiamo per finire nella strada, i vigili sono venuti addirittura a svegliarci all’una di notte, è una cosa gravissima. Mica si entra in casa d’altri, così, nel cuore della notte. Non sappiamo che fine faremo”.









