Mandas, paese di veleni e di casi insoluti. Il vecchio capoluogo ducale, dopo anni di serenità e notoriamente da sempre tranquilla comunità, negli ultimi anni è salito alla ribalta regionale per una serie di episodi che, oltre a rompere il clima di pace che si respirava, hanno creato trame quasi da telefim americano, stile Cold Case.
Casteddu On line, sulla scorta degli articoli pubblicati in questi anni, ha fatto un breve elenco di casi irrisolti nel centro della Trexenta. Tra i misteri che, ancora oggi, sono sulla scrivania degli inquirenti vi è quello relativo alla profanazione del Tabernacolo della parrocchia il 17 gennaio 2012 e che portò al furto di alcune reliquie poi fatte ritrovare dai ladri, qualche giorno dopo, sul tetto di una Cappella del locale cimitero. Una vicenda ancora oggi dai tratti oscuri ma che evidenziò, fin da allora, alcune stranezze. I ladri non rubarono la reliquia del Lignum Crucis lasciandola sull’altare, ma soprattutto la chiesa fu chiusa a chiave dall’allora parroco don Pascal Manca, in quel periodo coadiuvato dal diacono don Michele Piras che non si accorse di nulla. Proprio il Piras, poche settimane dopo (il 7 marzo 2012), fu condannato per calunnia dal Tribunale diocesano del Vicariato di Roma. Sentenza annullata, tre anni dopo (il 10 aprile 2015), da Papa Francesco al termine dei lavori di una Commissione da lui stesso istituita.
Mentre nel paese ducale si sviluppavano queste trame all’ombra del campanile, nell’asse Mandas-Villamar (parrocchie di un inedito scambio di parroci) si sviluppava la vicenda di accuse per pedofilia del parroco di Villamar don Pascal Manca, sostituito a Mandas da don Giancarlo Dessì. Quest’ultimo, salito alla ribalta nella vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’ex parroco di Gesico don Luca Pretta è al centro dei verbali proprio nella vicenda di Gesico. Secondo la testimone chiave, come ha scritto don Pretta al Vescovo, era stato proprio il Dessì nel dicembre 2014, a dire alla donna di denunciare con una lettera al Vescovo il Pretta e il Manca perchè nel mirino della Curia. Tra i misteri di questa vicenda anche il fatto che il Vescovo di Cagliari monsignor Arrigo Miglio non ha assegnato ancora una parrocchia a don Luca Pretta, che ha visto le accuse a suo carico archiviate perchè infondate.
Il Dessì, da altri verbali dell’Arma dei Carabinieri risulta aver messo a disposizione la casa Parrocchiale di Mandas nel giugno e luglio 2014, nel procedimento giudiziario contro don Pascal Manca (condannato in primo grado a 8 anni di reclusione). Fra le persone sentite a verbale figura proprio don Michele Piras, diventato uno dei testimoni chiave della vicenda di don Manca (che, come riportato dal vescovo a verbale nel maggio 2015, poi pubblicato anche su L’Unione Sarda, vedeva una guerra fra i due per l’eredità di una signora anziana).
Tra i misteri che aleggiano, ancora, vi è anche l’esito delle indagini della giustizia sulla presunta appartenenza massonica di don Giancarlo Dessì che, sorprendentemente, non risulta mai essere stato sospeso a tutt’oggi dal vescovo Miglio che, comunque, non lo ha nominato in una Parrocchia. Vicenda resa ancor più intrigante dal fatto che, stando alle indiscrezioni, a farlo entrare in Massoneria sia stato proprio un militare. Negli atti del procedimento contro don Manca risulta che proprio il Dessì, già nel dicembre 2013, dichiarava di essere informato da un ufficiale della polizia giudiziaria del procedimento penale contro don Manca. Come mai, se la vicenda era solo all’inizio ed era avvolta nel più stretto riserbo? Intrecci su intrecci ancora da sciogliere.
Come, ennesimo mistero, su chi ha creato e posizionato, nel maggio 2015, una finta bomba nel piazzale delle Parrocchia di Mandas (una scatola di scarpe con qualche biglietto all’interno) in quei giorni al centro della vicenda esplosa con l’arresto di don Pascal Manca. Un gesto senza precedenti per il paese di Mandas che, rispetto a quello di Villamar dove non si sono verificati episodi di una certa gravita, era al centro di una serie di atti intimidatori. Anche in questo caso legato al mondo della Chiesa. Sempre in quei giorni comparivano scritte minacciose e striscioni contro alcune donne del paese. Anche in questo caso a tutt’oggi non si è riusciti a risalire agli autori del fatto.
Tra i misteri, ancora da risolvere, vi sono anche le accuse mosse, nel luglio 2016, dall’altare da don Dessì, in occasione del suo trasferimento, e riprese da L’Unione Sarda, su presunti call center che avrebbero fatto delle telefonate contro la sua persona e quella del Vescovo.
A settembre 2016 poi il mistero , anche questo ancora irrisolto, delle fucilate a casa dell’ex sindaco Umberto Oppus. Vicenda al vaglio degli inquirenti che stanno seguendo diverse piste, ma su cui nulla è trapelato.
Misteri su misteri in attesa che la trama si dipani.











