Uno spicchio di mandarino, offerto da uno dei venditori del mercatino rionale di Sant’Elia, l’invito a comprare “il pesce che vende questo signore” mentre stringe la mano a un pescivendolo, la sorpresa nell’incontrare un 95enne che gli promette “pieno impegno per la campagna elettorale”. Tre istantanee, tra le tante del tour di Luigi Di Maio a Cagliari, nel rione popolare di Sant’Elia. Un commento uno su una delle tante situazioni difficili della Sardegna, nei fatti, non arriva. C’è chi gli chiede del Porto canale, chi della continuità territoriale o delle servitù militari. La risposta del candidato premier del Movimento 5 Stelle è una: “Poi vedremo, adesso pensiamo al 4 marzo”. Cioè, alla conquista di Roma.
Circa 200, tra cittadini e militanti – “attivisti”, seguendo il lessico grillino – hanno accompagnato Di Maio dallo spiazzo davanti al Lazzaretto fino alla metà esatta di via Schiavazzi. Applausi, cori e qualche bandiera del partito hanno fatto da “contorno” alla passeggiata del “nuovo” numero uno grillino. Ma anche dei “consigli-slogan”, tipici dei fan pentastellati, gridati da varie persone: “Luigi, non parlare con i giornalisti, tanto scrivono solo quello che vogliono. Sono tutti dei venduti”. Alla faccia della “democrazia”. Frase che arriva più di una volta alle orecchie di Di Maio, che però sceglie di concedersi – e ci mancherebbe altro – alla stampa.In molti gli hanno promesso il voto, e la frase ripetuta da tanti cittadini è stata, fatto quasi scontato, una: “Siamo all’ultima spiaggia, non deludeteci”. In una terra, la Sardegna, dove i sondaggi, a un mese esatto dalle elezioni nazionali, danno il Movimento 5 Stelle vincente in tutte le province.











