Ha imparato che deve combattere ogni giorno, ogni istante, per vivere. Cristian Cadoni, 39enne di Bono, è il primo sardo al quale è stata riconosciuta la sindrome di Ondine. Da quando è nato la sua esistenza è scandita dalla necessità di dover avere aria, e il respiratore è diventato come una parte del suo corpo. Di giorno, spesso, quando proprio non riesce a respirare autonomamente. E la notte, sempre, ogni notte. Perchè, non avendo un sistema nervoso che non funziona e che, quindi, non gli consente di comandare il suo respiro: “Questa è la mia vita, ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia che mi ha sempre garantito il massimo amore e assistenza. A differenza, purtroppo, di altre realtà”, dice il trentanovenne. Quali realtà? “L’Ats”, risponde, diretto, Cristian Cadoni. “Mi spetta l’assistenza domiciliare notturna, devo avere a disposizione una persona che monitori le mie ore di sonno. Quando dormo posso muovermi e, se dovessi fare un movimento brusco e staccare il respiratore, andrei in apnea e, in pochi minuti, all’altro mondo”.
Ha provato a far valere i suoi diritti rivolgendosi anche al mondo della politica, Cristian. Tre mesi fa aveva incontrato Desirè Manca, consigliera regionale dell’M5S, che aveva protocollato un’interrogazione urgente all’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu. “Da quel giorno mi hanno solo fornito i nuovi respiratori. Ma tante altre emergenze sono ancora tali: chi deve consegnarmi i pacchi a casa con dentro garze, disinfettanti e acqua distillata non arriva più. Ho chiesto una spiegazione, non mi è stata data nessuna risposta”. La mamma di Cristian, Giovanna, ha sessantotto anni: “Ogni notte mi veglia lei, ma non ci sarà per sempre. Senza un assistente domiciliare che, ripeto, mi spetta, come farò quando sarò da solo? Che fine hanno fatto gli aiuti previsti dall’Ats?”.












