Il contratto nazionale non rinnovato da anni, almeno sette ore di turno le domeniche nelle quali deve lavorare, sei/sette euro in più rispetto alla paga degli altri giorni. Lorena Porta, 47 anni, è commessa in un grande centro commerciale nell’hinterland cagliaritano. “Sono full-time. Non siamo un servizio pubblico essenziale” e, nonostante ciò, “siamo aperti sette giorni su sette”. Anche le domeniche. Lorena non le trascorre tutte a muoversi da una corsia all’altra, ma la maggior parte delle cinquantadue presenti sul calendario sì. “Per sei-sette euro di maggiorazione”.
“Ho un figlio che usufruisce della Legge 104 (quella dedicata alle persone con disabilità, ndr), è difficile riuscire a conciliare la vita in famiglia. La domenica vado a messa con mio figlio, poi lo porto all’oratorio, ma non sempre è possibile”. Molti sostengono che poter lavorare sia un privilegio, e nei fatti affermano di poter fare la spesa solo la domenica: “Noi siamo aperti tutti i giorni dalle otto del mattino a mezzanotte, chiunque riesce a ritagliarsi un po’ di tempo per le compere in settimana, e non solo la domenica”.










