L’odissea dei parenti dell’operaio di Capoterra morto a Genova: “Non l’abbiamo ancora visto, dobbiamo attendere il tampone”

La moglie, i figli e il fratello di Carlo Manca, travolto e ucciso dai tubi crollati da una gru, stanno vivendo un travaglio infinito. Il corpo dell’uomo è “blindato” all’ospedale: “Gli devono ancora fare il tampone per il Covid e bisogna attendere l’esito, la salma è sequestrata. È morto ad un metro d’altezza in un cantiere dove è tutto in ordine: chi ha avuto responsabilità se le dovrà assumere”


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Si svolgerà domani, salvo sorprese dell’ultimo minuto, l’autopsia sul corpo di Carlo Manca, l’operaio 48enne di Capoterra morto, ieri, in un cantiere sulle alture di Genova. I parenti (la moglie Ilda, i due figli Mattia e Sabrina e il fratello Giampiero) sono nel capoluogo ligure già da un giorno. E, sinora, non hanno potuto nemmeno vedere da lontano il cadavere del loro caro, figurarsi sfiorarlo. All’ospedale San Martino sono stati categorici, c’è ancora da attendere. I parenti hanno dovuto attendere prima di parlare con il magistrato, come racconta Giampiero Manca: “Siamo stati tenuti sulle spine tutta la mattina, non l’abbiamo ancora visto. Abbiamo cercato di parlare col magistrato tutta la mattina”, ma invano. “Solo alle 14 ci hanno comunicato che devono fargli l’autopsia domani. Non si capisce nulla, nessuno parla, dobbiamo attendere cosa dirà il magistrato. Nel cantiere dov’è morto mio fratello ci sono le telecamere”, dice Giampiero. Uno stress e un’odissea ancora lunga, quindi, per i familiari dell’ennesima vittima sul lavoro: “Restiamo qui sin quando non lo potremo vedere e non potremo riportarlo in Sardegna, non ci muoviamo. Devono fargli il tampone Covid, si trova in una sala a parte nell’obitorio dell’ospedale di Genova. La salma è ancora sotto sequestro, non può entrare nessuno”. E ora dopo ora la tristezza e la rabbia aumentano di pari passo.

 

“Chi ha responsabilità se le deve assumere per quello che è successo, qualcuno dovrà averle. Il cantiere è tutto in ordine, le attrezzature sono nuove ed è tutto pulito”, prosegue il fratello del 48enne. Che fa capire che un tale ordine rende ancora più incomprensibile come sia stato possibile morire schiacciato da tubi crollati da una gru: “Mio fratello è morto a un metro da terra, in ginocchio, mentre stava mettendo del nastro a un tubo, come si fa dopo una saldatura, sennò arriva subito la ruggine”. E Mattia, uno dei figli di Carlo, affida ancora a Facebook i suoi pensieri: “Papà siamo qui per te. Ancora non abbiamo realizzato che da questo posto non tornerai vivo, sorridente e solare solo come tu sapevi essere, davvero non me lo so spiegare tutto questo. Piango perché in questo momento non ci resta altro che stringerci al vuoto immenso che abbiamo dentro, ti assicuro che è incolmabile. Aspettiamo di portarti a casa con noi in questo momento e quello che vogliamo di più. Un bacio fin lassù, dove so che oramai ci starai guardando e già proteggendo, esattamente come ci hai cresciuto, con tantissimo amore. Ciao Lillo”.