Tra i giovani di Cagliari c’è chi dice “sì” alla proposta, già approvata alla Camera, della mini-naja. Sei mesi di addestramento e lezioni nelle caserme militari, un percorso “di formazione e volontariato” proposto da M5S e Lega che prevede corsi di studio in modalità e-learning, permanenza nelle tante strutture delle forze armate (dai carabinieri alle accademie militari) e, ovviamente, la parte dell’apprendimento pratico. Alla fine, la Difesa rilascia un attestato con tanto di certificazione positiva del percorso formativo svolto. Si parla anche di valori, disciplina, storia e specificità dell’ordinamento militare. E, soprattutto i primi due punti, sembrano fare breccia anche tra molti ragazzi cagliaritani: “Regole e disciplina? Sì, servono assolutamente”.
Paolo Fabbrocile ha trent’anni e lavora: “Ho fatto gli studi al Nautico, volevo entrare nella Marina militare ma non sono stato chiamato, purtroppo, alle visite mediche. Mi sarebbe piaciuto molto fare il militare, penso che oggi come oggi regole e disciplina manchino a troppi ragazzi, tra mancanza di rispetto e superficialità”. Matteo Fanni, 20 anni, rientra perfettamente nella fascia d’età di chi potrebbe fare la mini-naja: “È una proposta buona, può permettere a tanti giovani di crescere con giusti valori e doveri. Io sono molto sportivo, so cosa vuol dire adempiere a dei doveri anche di resistenza fisica”, dice. “Tanti miei coetanei sono allo sbaraglio, è giusto che lo Stato intervenga anche su questo”. Simone Leccis, 24 anni, ha preferito dall’età di sedici seguire le orme lavorative del padre: “Fa il pescatore da quarant’anni. Sulla mini-naja penso che sulle regole e sulla disciplina vada benissimo, ma dopo i sei mesi poi uno cosa potrà fare?”, chiede. “Certo, in giro non c’è più rispetto e capita che molti genitori non riescano a impartire ai figli una giusta disciplina”.