Le Vele, chiudono altri negozi. Ardau: “Una moria tra crisi e povertà”

Serrande abbassate, pannelli bianchi che in galleria confermano la chiusura di altri esercizi commerciali, una sorta di patibolo per chi non regge la crisi. Cristiano Ardau, Uil-Tucs: “In questo drammatico contesto pagano sempre i lavoratori che perdono il posto di lavoro con alta disoccupazione e povertà in un territorio violentato”


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Costi d’affitto esorbitanti per i metri quadri occupati, tasse e spese di gestione non più sostenibili. I commercianti non ce la fanno, un vero salasso, in un territorio già violentato dallo spettro della disoccupazione: anche gli ipermercati nel cagliaritano sono in perenne crisi, i gestori degli esercizi nelle gallerie abbassano le serrande e mandano tutti a casa. 

Scelta obbligata, quando gli affari purtroppo non vanno come dovrebbero, accade anche alle Vele a Quartucciu, dove oltre al punto vendita Chicco, chiudono anche altre attività commerciali come la Sisley e Promod abbigliamento, mentre riapre già da tempo dopo l’avvenuto maquillage, la Benetton Store: “Non amo le grandi strutture di vendita ma per una spesa veloce sono entrato alle Vele di Quartu – commenta Franco Turco, commerciante e operatore turistico – non ci passavo da un mese, rattrista non poco la situazione. Ha chiuso Chicco che aveva una decina di addetti, come pure La boutique del Caffe’. Per chi non ha capito il termine deflazione può venire a toccare con mano cosa vuol dire crollo dei consumi, non girano soldi, la povertà aumenta. Non fa più neanche a far finta nel dire che “la pressione fiscale è insopportabile”, Iva, imprenditori, artigiani, commercianti e tantissimi giovani disoccupati ad urlare la propria rabbia agli sceriffi di Nottingham”. Se resistono invece i fast food, centri di intrattenimento, sono in agonia le boutique e l’abbigliamento. 

IL SINDACATO. “Non ci meraviglia – dice Cristiano Ardau, Uil-Tucs – la moria di negozi nel centro commerciale, sia per la crisi, i costi ingenti per gli esercizi che per le politiche dei centri commerciali. La chiusura del negozio Sisley e di Chicco Artsana sono la cartina di tornasole. Da un lato attività che non reggono tra bassi fatturati, costi insostenibili e margini risicati. Dall’altra parte le direzioni dei centri commerciali che con sfratti e scelte commerciali determinano la vita o la morte dei negozi. In questo contesto pagano sempre i lavoratori che perdono il posto di lavoro con altra disoccupazione e povertà nel territorio”.  

 


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