È un addio silenzioso, scandito solo da singhiozzi e preghiere, quello di Quartucciu ad Angelica Salis, la sessantenne uccisa con sei coltellate, giovedì scorso, dal marito Paolo Randaccio. Al funerale nella chiesa di san Pietro Pascasio ci sono i figli della coppia, altri parenti sparsi tra i banchi e, tra i presenti, anche il sindaco Pietro Pisu. La messa, officiata dall’arcivescovo Giuseppe Baturi, rispetta i tempi canonici di un funerale dove a regnare è una quasi surreale compostezza.
Dal pulpito, Baturi invoca il perdono divino: “C’è sgomento per la violenza esplosa proprio nel contesto familiare, luogo che da sempre custodisce la vita”, dice Baturi, guardando i figli di Angelica, presenti al primo banco. Invochiamo e chiediamo al Signore la stessa misericordia per Angelica e per Paolo, chiamato nella vita terrena a fare esperienza di redenzione e meditazione. Sì al perdono e alla riconciliazione”, esorta l’arcivescovo, “questa pietra pesante può toglierla solo la misericordia di Dio”.
All’uscita, sulla bara di Angelica Salis vengono messi quattro bouquet di fiori, e il silenzio continua a essere protagonista anche quando escono i figli. Una di loro tiene tra le mani la foto della madre, che sino a pochi secondi fa era poggiata sopra la bara. Sguardo fisso, giusto qualche cenno col capo o con le mani a chi, tra i presenti, gli fa notare la propria presenza. Poi il feretro che parte, seguito dall’auto con dentro Anna Rita, Augusto ed Enrica che imbocca la strada verso il cimitero. In un pomeriggio di fine estate, così Quartucciu ha detto addio ad Angelica Salis.