Allarga le braccia e guarda nel vuoto, cercando di non incrociare sempre tutti gli sguardi delle centinaia di cagliaritani che, a turno, si sono quasi aggrappati al cancello verde di Monte Urpinu di via Garavetti. Ignazio è uno degli storici custodi dell’oasi, si occupa di tutte le manutenzioni per conto della cooperativa Primavera 83: “Qui saranno rimasti una quarantina di pavoni e un po’ di anatre. Sabato mattina non c’ero, avevo il turno serale”. Quando è iniziata quella che animalisti, ambientalisti e cittadini definiscono “mattanza” lui non c’era. Conferma che tra gli animali abbattuti ci fossero anche “i pavoni e le oche del mio cuore, i preferiti”, cioè quelli con i quali era abituato a trascorrere un po’ di tempo tra una pulizia e un’annaffiatura. “So solo che hanno trovato qualche caso di aviaria e fatto le analisi. La morte degli animali addolora anche me, ma cosa di posso fare?”, dice, sconsolato.
Un uomo gli chiede più volte di aprire il cancello: “Non posso, devo rispettare gli ordini. Qui potranno entrare solo, domani, gli addetti dell’Asl. Per le gattare abbiamo trovato una soluzione, possono entrare”. Una bimba che non avrà più di sei anni si aggrappa al cancello, alza i grandi occhi scuri sino a incrociare quelli di Ignazio e gli domanda: “Salverete gli uccelli rimasti?”. Lui la guarda e riesce solo ad abbozzare un sorriso, tanto rassicurante per una bambina quanto, tremendamente, colmo di tristezza e impotenza.









