Una cosa è certa: una crisi di rapporti interna alla maggioranza così, a solo un anno dall’inizio della legislatura, non si era mai vista prima. L’aria è quella che di solito si respira è quella degli ultimi mesi, quando ormai ognuno deve pensare a salvarsi e farsi votare. Invece siamo solo all’inizio, ed è già successo di tutto, compreso un tentativo di ribellione del Pd che non ha partecipato alla giunta con le nomine dei commissari delle asl.
I 5 stelle con la Todde stanno replicando in Sardegna il solito copione delle prove di forza e dei rapporti altalenanti con i dem. Ma ora la presidente leader del campo largo teme di restare sola e vuole provare a recuperare terreno e fiducia: per questo oggi ha convocato gli alleati a Villa Devoto. Ma non sarà facile: il Pd non è più disposto a farsi imporre diktat, come quello sulla stessa candidatura di Todde decisa nelle segreterie romane dei partiti. Ed è pronto a riprendersi il pallino di partito guida, visto che alle regionali dell’anno scorso ha doppiato il deludente risultato dei 5 stelle.
Determinante sarà anche il cambio al vertice del partito, ormai imminente, per lasciare Comandini nel ruolo istituzionale di presidente del consiglio e affidare il ruolo politico a un altro esponente del partito, quasi certamente Silvio Lai.
In tutto questo, da un anno la Sardegna è totalmente paralizzata: la maggioranza si è occupata solo di rinnovabili, peraltro con tutte le leggi impugnae dal governo con una incredibile perdita di tempo e soldi, e più recentemente delle nomine asl. Proprio quelle che hanno provocato la rottura con il Pd.











