La spia del caso Kyenge: qualcuno fermi il partito del razzismo a Cagl


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Se al posto del ministro Kyenge ci fosse stato a caso uno tra Angelino Alfano del Pdl, Piero Fassino del Pd oppure il leghista Roberto Castelli, siete sicuri che il pandemonio sarebbe stato lo stesso? Cioè che l’intera destra cagliaritana avrebbe gridato allo scandalo per la presenza di un ministro dell’Integrazione nel giorno della visita del Papa a Bonaria?  Fratelli d’Italia, la Destra e Giovane Italia, tutti insieme appassionatamente per contestare la visita del ministro di colore. Lo stesso che l’inquietante Roberto Calderoli aveva definito somigliante a un Orango, guadagnando l’oscar della stupidaggine dell’anno in campo perlomeno europeo. Ma a preoccupare oggi è stato anche il silenzio della sinistra cagliaritana, che non ha preso posizione almeno ufficialmente su quelli che possiamo definire senza ombra di dubbio preoccupanti rigurgiti di razzismo a Cagliari. Perché la visita di Papa Francesco poteva essere una giornata di festa e adesso viene sporcata da questi attacchi alla Kyenge che sono chiaramente politici e non in nome dell’economia. La nuova moda a Cagliari sembra infatti diventata appigliarsi a qualunque tipo di spesa superflua o presunta tale, pur di colpire la parte politica avversaria. In realtà da quando esiste la Repubblica i ministri hanno sempre fatto visita nelle Regioni e ovviamente sempre a spese dello Stato, per questioni di rappresentanza. La Destra potrà obiettare che non sta contestando l’arrivo della Kyenge in quanto ministro non di pelle bianca, ma perché non è necessario portare anche il messaggio del governo  sull’isola.  E se è vero che una cerimonia religiosa dovrebbe restare tale, è troppo sottile il confine tra destra e razzismo per non pensare che qualcosa di strano stia accadendo in una città, Cagliari, che era sempre stata solidale con gli stranieri. Leggete ad esempio quanto è accaduto ieri mattina al semaforo della statale 554: un vigile urbano, o sedicente vigile, ha insultato un lavavetri in maniera selvaggia, urlandogli parole tipo “vattene via da questa città, straniero di merda, non ti voglio più vedere”. Molte bacheche dei social network sono intrise ancora di insulti ai Rom e al sindaco Zedda, colpevole di avere semplicemente cercato l’integrazione vera in una città che prima confinava i nomadi in un campo ai confini della stessa statale 554, dove ogni notte venivano inquinati gli abitanti di Mulinu Becciu con i rifiuti tossici. Allora, che succede? Che i razzisti a Cagliari purtroppo non sono pochi, e spesso sono anche facilmente identificabili anche grazie a Facebook, diventato negli ultimi mesi il teatro preferito dei veleni. Un fenomeno del quale bisognerebbe cominciare ad occuparsi seriamente: il partito degli anti nomadi, degli anti stranieri, degli anti negri, non ha pochi iscritti ed è in testa agli exit poll della stupidità.


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