La nuova via Roma .Festa dell’Immacolata e ancora non si alza il sipario sul primo tratto di via Roma, quello che da piazza Ingrao arriva all’altezza di via dei Mille: l’opera ideata dall’uomo venuto dal nord, la star dell’architettura mondiale come viene definito, poi rimaneggiata dopo mille contestazioni. Il resto del cantiere giace lì accanto e si intravede tra le reti squarciate negli anni di attesa. Via Roma, cartolina del capoluogo, ganglio per approvvigionare il quartiere Marina, e connessione tra due parti di città divisa sul progetto. “Giudicherò a lavori finiti” asseriva indefesso il sostenitore dell’opera durante tutto questo tempo, ma ora è giunto almeno il momento delle prime impressioni, poi ci sarà la prova dei fatti, il collaudo sul campo, la cartina tornasole che coniuga il progetto del genio dell’architettura alla realtà degli imponderabili eventi della vita urbana. Si percepisce nervosismo tra gli imperituri sostenitori della riqualificazione, ma la risposta è sempre la stessa: “meglio il verde che le auto !”. Una frase tagliente da cui trapela qualcosa di inconfessabile per l’opera che “doveva cambiare il destino del mondo”.
Dall’altra parte frenano i detrattori dell’iniziativa, ma qui usiamo il logos, potente locomotiva che tiene lontani pregiudizi e benevolenze. Fatta la premessa sull”importanza di rinnovare la passeggiata centrale e i sottoservizi, pare lecito evidenziare pregi e criticità della versione rimaneggiata che si intravede dalle reti del cantiere. 1 – L’impatto estetico Come prima cosa ci balza agli occhi la disarmonia tra linee progettuali e contesto architettonico. Uno stile che a tratti evoca più le nebbiose periferie di Vimercate che la calda città del sole narrata da David Levien, un dejavu che si attaglia poco alle magnifiche facciate che guardano su ciò che una volta era la bellissima strada lastricata. Ma è la riduzione dello spazio prospicente ai portici ad urtare la vista con quella “propaggine”, scandita da dissuasori, che viene incontro prepotente e volgare. Una “escrescenza granitica” a metà strada tra il marciapiede ed un coacervo di lastroni, un monstrum architettonico che anziché aprire la visuale per chi arriva dalle strette e buie strade della Marina la opprime, schiacciandola in ciò che appare in tutta evidenza una palese forzatura. Fa da corollario l’appiattimento a un progetto poco originale, esempi simili sono sparsi nel mondo, un indirizzo stilistico che sopprime l’insieme monumentale di studiate proporzioni, che univa lo spazio lastricato alle facciate ispirate al liberty, un tutt’uno architettonico ora scomparso. 2 – La demolizione del lastricato Rimane un mistero il permesso di smantellare la più prestigiosa e rappresentativa pavimentazione in granito di tutta la Sardegna, certamente non era antica, ma l’insieme di migliaia di basoli incastrati così armonicamente tra loro dava vita ad una tra le strade più belle del mondo secondo quel tipo di progettazione. 3 – Perdita dell’aspetto monumentale L’opera non sembra valorizzare l’elemento più iconico, la monumentalità. Un progetto invasivo che a molti appare inappropriato e fuori luogo, che stravolge ampiamente le prerogative stilistiche di via Roma, che ora appare ridimensionata, sminuita, mutilata, declinata al ruolo di comparsa in un teatrino di provincia. Una perdita di identità che trova la spina nel rimpicciolimento della più importante strada della Sardegna, un ridimensionamento anche simbolico che sembra sferzare la città e tutto il Popolo sardo. 4 – Ridimensionamento della passeggiata L’ampliamento delle aiuole sembra aver reso più stretta la passeggiata, cuore del progetto, il leitmotiv del ciclopico e costosissimo intervento di risistemazione. Scelta progettuale che decide tra ampiezza del verde e priorità della passeggiata, per alcuni è meglio cosi, ma è una doccia fredda per chi sognava di percorrere un’ampia promenade. 5 – Le pendenze Che via Roma fosse il frutto di un progetto omogeneo lo dimostra anche la curvatura del lastricato, sorta per agevolare il deflusso delle acque piovane diventa elemento architettonico acquisito, un continuum che da piazza Ingrao arriva in piazza Matteotti. L’appiattimento della curvatura crea un leggero avvallamento che spezza la continuità architettonica in sede stradale. 6 – Perdita della polifunzionalita’ Costituisce senza dubbio il punto più critico dell’intero disegno progettuale, che non tarderà ad emergere in occasione degli eventi internazionali, quelli che esigono ampio spazio per mettere in vetrina la città nel palcoscenico mondiale. Forse occorreva pensare più in grande per leggere il futuro di via Roma col suo maestoso spazio lastricato: una grande piazza di respiro europeo che avrebbe conferito prestigio e ricchezza all’intera città. Intelligenza vivace e visione moderna è in grado di coglierne il valore, superando gli stereotipi della strada come territorio di sole auto, un’idea oramai retrograda, superata dai tempi moderni, che rischia di rendere via Roma già obsoleta prima ancora di essere completata. Dalla festa per lo scudetto alla tappa del giro d’Italia, passando per i concerti musicali, il cinema all’aperto e le sfilate di carnevale, e tutta una serie di altri eventi culturali e sportivi si sono svolti su quelle pietre. Col dimezzamento dello spazio questo tipo di eventi non potrà più essere svolto in quella splendida location, un vero peccato per il quartiere e il resto della città.
Ma si profilano anche contingenze urbane che remano contro il super progetto di via Roma: pensiamo alle manutenzioni della strada al lato porto, completamente dissestata, o al programmato cantiere per la metro, questi due interventi esigeranno una strada su cui dirottare provvisoriamente la circolazione dei mezzi durante lo svolgimento dei lavori. 7 – L’alternativa del marciapiede allargato lato portico Pur volendo perseguire l’imperativo ideologico di dimezzare la strada avrebbe avuto più senso ampliare il marciapiede sul lato del portico (spostando in avanti i sottoservizi) piuttosto che espandere il “cugino” sul lato opposto. La ragione risiede nel sovra-utilizzo di questo marciapiede col transito dei prodotti per ristoranti e negozi, il carico dei rifiuti, il passaggio di turisti e residenti, e durante i mesi estivi con l’orda dei croceristi che intralcia chi percorre il sottoportico per lavoro o per fare acquisti. Inoltre spostare i tavoli dei bar oltre i portici per qualche mese all’anno poteva essere un’opzione da prendere in considerazione per decongestionare il sottoportico. 8 – La via Roma mancata Ecco la via Roma del futuro, quella che prende forma senza rimuovere una sola pietra, che trasforma il concetto di strada in concetto di piazza, un’idea giovane, brillante, ecologica, e veloce, che oggi sarebbe stata già conclusa e consegnata, rilanciando le attività e la vita dell’intero quartiere. La passeggiata centrale, il fiore all’occhiello, vera oasi verde sul modello dei giardini pubblici, una distesa di prato con le palme illuminante impreziosita da eleganti arredi urbani. I percorsi ondulati sui prati rompono i rigidi schemi di architettura da periferia, le panchine distribuite lungo i percorsi uniscono tre piazzette a tema, di cui una dedicata al campione. La magnifica illuminazione dei palazzi unitamente agli arredi eleganti fa il resto. Sempreché quella che si profila come un’occasione mancata di proporzioni storiche, non precipiti nel vortice di uno squallido degrado urbano che nel tempo offra ricovero a delinquenti e sbandati, questo Cagliari davvero non se lo merita.
Maurizio Savigni- autore nella pagina Fb “Cagliari fotografica- tra passato e presente”