Prigione dorata? “So di essere in un bellissimo resort sul mare, ma è straziante stare chiusa in una stanza, voglio riavere la mia libertà”. Cerca di passare il tempo “tra telefilm e esercizi per allenarmi e restare in forma” Michela Pinna. Ventuno anni, di Quartu Sant’Elena, cameriera dal 25 luglio scorso nella struttura coinvolta da un focolaio di Covid che ha “colpito” anche lei: “Tosse, sinusite e svogliatezza: risulto positiva dal venti agosto e ognuno di noi è stato messo in isolamento in una stanza. Ci è stato comunicato che l’Assl di Sassari avrebbe dovuto chiamarci per darci assistenza sanitaria e psicologica”, più la sicurezza di ottenere il referto: “Quello è arrivato, da poche ora, sulla mia email”. Per il resto, però, regna l’incertezza: “Mi hanno comunicato il mio referto del tampone positivo e in definitiva, solo dopo una settimana dal tampone ho ottenuto il mio referto per iscritto insieme alla dichiarazione di isolamento per potermi mettere in malattia dal mio medico curante, in modo da ottenere comunque il mio stipendio. L’Assl però non ha mai contattato i miei colleghi in tutto ciò e nemmeno più me. Il mio contratto scade il 31 agosto, e la mia quarantena terminerebbe il primo settembre”, dice la Pinna. “Il 24 agosto ci hanno fatto ripetere il tampone molecolare, sono passati tre giorni e non si sa ancora nessun esito”.
I giorni, i minuti e le ore continuano a passare. A pochi metri da lei, 270 turisti si rilassano tra un tuffo e un buon pranzo. Ma dentro una delle stanze del resort c’è anche lei, la ventunenne quartese: “Ho il Coronavirus e, nonostante ora stia bene, visto che i sintomi di una settimana fa sono passati, sto vivendo una seconda quarantena dopo quella di marzo e aprile. Sto cercando di chiamare qualunque ente per avere aiuto, una tutela, risposte, assistenza, ma ancora niente. La situazione sta diventando sempre più snervante, frustrante. Ci sentiamo abbandonati, allo sbaraglio, soli. Non so più a chi rivolgermi”.










