Era uno dei tanti parrucchieri pronti a tirare su la serranda, Giuseppe Mascia. Quarantacinque anni, figlio d’arte (il salone è quello di “Franco e Paolo” in via Monti a Cagliari), insieme al suo collega Maurizio Mancosu, 42 anni, stava verificando gli ultimi dettagli: “Avremmo solo dovuto dare una ripulita al locale lunedì mattina e iniziare lunedì pomeriggio”. Poi, qualche ora fa, la doccia fredda dell’Rt superiore a 0,5. E allora, apertura rimandata e tantissima amarezza, anche un po’ di rabbia: “Ho corprato mascherine, visiere e addirittura lampade per sanificare tutto. Mi sono mangiato così i 600 euro del bonus del Governo, e ora mi ritrovo a dover affrontare altre spese e pagare bollette”, afferma Mascia. “Faccio questo lavoro da decenni, non voglio assolutamente indebitarmi, mi salva solo il fatto che il locale è mio e non devo pagare nessun affitto”. Ma gli incassi, dopo due mesi, sono ancora inesistenti: “Verissimo, ho anche acquistato tantissime mantelline e asciugamani monouso, è quindi possibile immaginare in che condizioni economiche possa trovarmi”.
E c’è di più. Con le nuove regole per evitare possibili contagi da Coronavirus, è stato stimato che ogni barbiere avrà spese ulteriori pari a circa cinque euro per ogni cliente da servire: “Giusto, per quanto possibile cercherò di non aumentare i prezzi per venire incontro ai miei tanti clienti, ho già tre pagine dell’agenda riempite con i loro nomi, tutti prenotati e in attesa di potersi far fare un taglio. È sempre più dura, se non ci fanno riaprire andrà sempre peggio”.










