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“Inquinamento acustico e violenza: nella Cagliari di Truzzu la vita di un bimbo vale meno di un piatto di patatine fritte”

di Paolo Rapeanu
27 Luglio 2022
in cagliari, zapertura

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“Inquinamento acustico e violenza: nella Cagliari di Truzzu la vita di un bimbo vale meno di un piatto di patatine fritte”
A meno di 24 ore dall’incontro in prefettura tra la ministra Luciana Lamorgese, il sindaco Paolo Truzzu e il prefetto Gianfranco Tomao, dove si è fatto il punto sulla sicurezza a Cagliari, arriva la lettera di fuoco, l’ennesima, dei residenti di Marina e Stampace che fanno parte del comitato “Rumore no grazie”. Parole durissime, quelle scritte dal presidente Enrico Marras, sul banco degli imputati per la malamovida e la violenza finisce il Comune e lo stesso Truzzu. L’oggetto della lettera è chiarissimo: “Innquinamento acustico, violenza e insicurezza. Nella Cagliari del Sindaco Truzzu la vita di un bambino vale meno di un piatto di patatine fritte. Il Piano di risanamento acustico ostaggio degli uffici”. Ecco, di seguito, tutta la missiva scritta dal comitato.
“Continua incontenibile la politica di aggressione alla salute e alla vita dei residenti da parte del Comune di Cagliari. Anche in queste ore vengono concessi gli ultimi lembi di suolo pubblico per mescita e ristorazione all’aperto: è il caso di via Dettori dove oramai si passa solo a spintoni. In barba al Covid. E questo nonostante che quartieri come Marina e Stampace siano stati riconosciuti da molti anni in criticità acustica da molteplici rilevamenti fonometrici pubblici e privati a partire dal 2012 e in emergenza sanitaria dall’assessorato regionale dell’Ambiente a partire dal 2016. Ignorando e calpestando le sentenza del Tar del 2015 di condanna del Comune di Cagliari per inquinamento acustico ambientale e lesione del diritto alla salute dei residenti (sentenza che chiedeva l’“inibizione parziale o totale” delle attività economiche inquinanti chiaramente individuate nelle attività di mescita e ristorazione all’aperto), il governo civico procede per tutt’altra via mettendo a repentaglio la vita di quanti invece dovrebbe proteggere e tutelare. È il caso di ricordare che tra gli obblighi inderogabili del Sindaco rientra la tutela della salute dei cittadini.
Le notti cagliaritane sono sempre più un inferno per i residenti: l’inquinamento acustico regala insopportabili notti insonni e malattie gravi e invalidanti, a partire dai più deboli: la vita di un bambino nella Cagliari del sindaco Truzzu vale meno di un piatto di patatine fritte. Le gravi responsabilità del Comune di Cagliari per l’inquinamento acustico ambientale sono chiaramente certificate dall’obbligo di dotare la città di un Piano di risanamento acustico per porre fine al disastro ambientale in atto. Obbligo disatteso dal 2014, anno in cui l’Arpas su richiesta del prefetto di Cagliari, dopo 3 mila ore di rilevamenti fonometrici, accertò nel centro storico livelli di rumore notturno superiori a 70 decibel. Un livello di rumore vietato persino nelle aree industriali di giorno ma che i cagliaritani devono sopportare di notte con effetti che possono risultare persino devastanti per la loro salute. Dal rumore notturno ci si difende col ricorso a farmaci che procurano gravi effetti collaterali. Che fine ha fatto il Piano di risanamento acustico? È prigioniero degli uffici dell’assessorato all’Urbanistica dove staziona in violazione delle norme procedurali da 400 giorni e dove non poteva essere trattenuto per più di 30 giorni. Uno scandalo amministrativo seppellito sotto una coltre di irresponsabile silenzio. Affrontare questi problemi col sindaco per individuare soluzioni anche a breve termine, sarebbe la cosa più giusta ma il sindaco Truzzu lascia cadere nel nulla tutte le richieste d’incontro avanzate anche unitariamente da tutti i Comitati di quartiere del centro storico. Preoccupati non solo per i rumori che invadono le case ma anche per l’insicurezza e i comportamenti violenti che conseguono a una presenza umana del tutto incompatibile col contesto urbano delle strette stradine del centro storico.
Contesto, è il caso di ricordare, che rende incompatibile l’attività di mescita e ristorazione su suolo pubblico perché i tavoli, in numero estremamente esiguo, dovrebbero essere posizionati a non meno di 10 metri dalle abitazioni, per rispettare i limiti di rumore massimi ammessi sia dalla normativa sanitaria sia dal Piano acustico Comunale. Come dichiarato dai dirigenti dell’Arpaz. Invece, incredibile a dirsi, a
Cagliari i tavoli possono essere posizionati a 75 cm dall’ingresso delle case! Non si conosce un caso simile in altre parti d’Italia”.
Tags: Cagliari
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