Ha venticinque anni di esperienza, praticamente una vita, in uno dei reparti più “caldi” del Santissima Trinità di Cagliari, quello di Psichiatria 2. Sergio Milia, cinquant’anni, è uno dei sedici infermieri che, ogni giorno, passano molte ore tra le corsie che ospitano pazienti “fissi” o temporanei. C’è chi è ricoverato lì da mesi e chi solo da qualche giorno. La musica, però, non cambia, ed ha lo stesso suono di una campanella d’emergenza: “Il reparto è allo sbando, subiamo molte aggressioni ma, dai piani alti, nessuno ci ascolta. Io stesso sono stato aggredito, seriamente, sette volte. Tutto certificato, così come le cure alle qualiho dovuto ricorrere”, spiega Milia. E la paura c’è, sia prima sia dopo: “Quando ritorni al lavoro dopo un’aggressione è davvero tanta. La dirigenza, inoltre, ci ha tolto le indennità perché non saremmo dei lavoratori che svolgono un compito rischioso, si tratta di cento euro in meno al mese”, afferma l’infermiere. E le guardie giurate? Ci sono: anzi, c’è.
“È solo una, gira tra i reparti di Psichiatria 1 e 2 ed è ovvio che, quando è da una parte non è dall’altra. Ne serve almeno una in più”. Per Milia, che è anche uno dei rappresentanti sindacali della Fials, una maggiore presenza di guardie sarebbe un deterrente per possibili nuovi episodi violenti: “La collega aggredita qualche giorno fa lavora con noi da meno di un anno”. E, probabilmente, aver già vissuto il trauma di un pestaggio da parte di un paziente, con tanti giorni di cure in “allegato”, non renderà tranquilla nemmeno lei.









