Finisce con un esposto ai carabinieri di Nurnet la vergognosa vicenda del Dolmen abbandonato a Mores. Il tutto nasce grazie alla lettera di un sedicenne. Antonello Gregorini: “Attualmente il Dolmen e il traliccio con la sua copertura sono diventati il riparo di una mandria di bovini che pascola lì. I bovini hanno accesso alla tettoia, defecano negli spazi del dolmen e probabilmente grattano il cuoio sulle pareti lapidee del IV millennio”.
Ecco il testo dell’esposto: “Ore 8,30, Nucleo dei C.C. COMANDO CARABINIERI TUTELA PATRIMONIO CULTURALE Cagliari. Via dei Salinieri.
Interloquisco telefonicamente con un carabiniere che si dice impossibilitato a ricevermi nella giornata odierna. Restiamo d’accordo che invierò un esposto scritto. Così ho fatto.
“Spett.le Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale Nucleo di Cagliari,
alla cortese attenzione del maresciallo ….
Come d’accordo, dopo la telefonata intercorsa, scrivo il seguente esposto perché possiate intervenire e rilevare le omissioni o gli eventuali reati verificatesi in danno del Dolmen Sa Covacada in Mores.
Lo scrivente è Presidente onorario e tra i fondatori della Associazione Nurnet, la Rete dei Nuraghi. In quanto tale gestisce, con altri soci e appassionati, una pagina sul social facebook dedicata alla promozione, valorizzazione e tutela dell’archeologia sarda, preistorica e protostorica, unicità centrale dell’identità dei Sardi e della Sardegna.
Nella giornata di ieri è arrivata in redazione una lettera di un lettore sedicenne, in vacanza a Mores dove abitano i nonni.
“”Salve, mi chiamo Luca Miceli, ho 16 anni, sono un appassionato dell’antica civiltà sarda e vorrei che un giorno il mio mestiere fosse studiare questo meraviglioso popolo. Non abito in Sardegna, ma mio nonno sì, ed è lui che ,insieme a mia nonna, mi ha sempre accontentato portandomi in vari siti archeologici sardi durante le mie vacanze. Il motivo per cui vi scrivo peró non è molto felice. Il paese dove mio nonno è nato e dove attualmente vive è Mores, famoso per il suo Dolmen sa Covaccada (erroneamente chiamato “Coveccada”) di valore storico inestimabile, che tuttavia ora è ridotto in stato di abbandono, circondato da una tettoia/impalcatura antiestetica e fondamentalmente inutile (se cadesse una di quelle lastre tutta l’impalcatura crollerebbe insieme ad essa) e che ora si è trasformata insieme al sito in un vero e proprio ricovero per vacche. Stimo moltissimo il vostro lavoro, una risorsa di cui tutti, sardi e non, hanno bisogno, e mi auguro che voi riusciate dove nessuno a quanto pare è riuscito. Vi allego le foto” (CFR immagini allegate)
Sa Covacada è un monumento unico in Sardegna, in Italia e verosimilmente nel bacino Mediterraneo, per le sue caratteristiche la sua rilevanza archeologica. Il Dolmen fu sottoposto a restauro nel 2011 e infine coperto da una tettoia di dubbio gusto, inguardabile, contornata da blocchi di calcestruzzo a cui sono collegati dei tiranti d’acciaio.
In seguito a questo intervento ci furono diverse polemiche, sia per le modalità del restauro, sia per l’inopinata scelta di nascondere il manufatto dentro quell’orribile struttura.
Successivamente furono fatte una serie di segnalazioni, sia presso le sedi istituzionali, sia a mezzo stampa e social, riguardo lo stato di degrado e abbandono del sito.
Noi stessi di Nurnet, nel maggio del 2018, in collaborazione con il comune di Mores, organizzammo un presidio popolare con girotondo e balli attorno al traliccio, per richiamare l’attenzione delle istituzioni responsabili. Nonostante ciò nulla si è mosso e nulla è stato fatto.
Attualmente il Dolmen e il traliccio con la sua copertura sono diventati il riparo di una mandria di bovini che ivi pascola. I bovini hanno accesso alla tettoia, defecano negli spazi del dolmen e probabilmente grattano il cuoio sulle pareti lapidee del IV millennio.
A riguardo si pensi anche ai costi sostenuti per il restauro del 2011.
Il sito, di recente, è entrato nella “tentative list” dei monumenti per i quali è richiesta la nomina a Patrimonio dell’Umanità Unesco.
Lo scrivente, per questi motivi, si sente in obbligo di esporre e denunciare, ai fini di giustizia, quanto rilevato. Chiede che vengano svolti gli opportuni accertamenti, rilevate le responsabilità civili e penali e, nel caso, sia interessata l’autorità giudiziaria.
Antonello Gregorini”.
Sulla pagina Fb di Nurnet poi ci sono altri racconti emblematici. Marilisa Sechi racconta: “Nel 2013 arrivammo a 300 metri da questo monumento.
Partiti la mattina dall’oristanese, l’intenzione di visitare il sito e scattare alcune foto di questa meraviglia, si frantumò quando arrivati ad un terreno privato, i cani che custodivano il gregge, ci ringhiarono contro.
La domanda per la mezz’ora successiva fu: ci facciamo sbranare rischiando comunque di non vedere il monumento? Siamo ancora qui, quindi la decisione fu quella di rinunciare e tornare a casa”. Pierpaolo Dodero aggiunge: “È vergognoso che non ci sia un numero di turisti quanto quello di Sthonenge in Inghilterra anche se quel sito è stato ricostruito in seguito. La Regione Sardegna dorme pensa solo al mare e all’estate”. E Giovanni Piacenza sottolinea: “È uno scandalo.
Hai fatto bene a denunciarlo ai Carabinieri!.
Mi emoziona, e mi fa ben sperare per il futuro, che sia stato un ragazzo giovane ad innescare il processo. BRAVO.
Sappiamo bene, purtroppo che non si tratta di un caso isolato”.










