Un tripudio di palloncini e donne e giovani in delirio a Is Mirrionis per Rita De Crescenzo. La tiktoker napoletana da più di 848mila follower e 127mila su Instagram venerdì sera si è esibita nel corso della serata inaugurale del “Mamù 138.” Ma la serata è stata macchiata dall’aggressione subita dal giornalista Antonello Lai che si era recato nel locale per intervistare l’influencer partenopea.
La De Crescenzo nei propri profili social ha postato il video della serata: “Sono qui per l’inaugurazione del Mamù”, ha dichiarato all’arrivo in via Is Mirrionis. Dentro è accolta da grida e applausi come una vera star e, salita sul palco, ha intonato il suo successo musicale “Ma te vulisse fa ‘na gara ‘e ballo” con milioni di visualizzazioni su YouTube. “Si scatena Cagliari” si legge nella storia postata dalla tiktoker, prima di “Sono corsi pure i giornalisti troppi (sic) belli vi amo”. Nell’ultima parte del video si nota Lai, ancora incolume, nel tentativo di sfondare il cordone protettivo della sicurezza della tiktoker e si percepisce un po’ di tensione. L’aggressione sarebbe dunque avvenuta nei momenti successivi all’uscita della De Crescenzo dal locale.
“Anche raccontare un fenomeno cittadino di intrattenimento musicale è diventato pericoloso per un cronista”, commenta Assostampa sarda, “la scorsa notte in un locale di Is Mirrionis, a Cagliari, il collega Antonello Lai è stato malmenato dopo essere stato cacciato da un locale molto frequentato in cui si esibiscono interpreti di musica napoletana.
Antonello Lai è finito all’ospedale con importanti traumi al volto e in altre parti del corpo. Senza dover attendere l’esito dell’inevitabile azione penale, l’Associazione della Stampa è accanto ad Antonello Lai, non solo per umana solidarietà, ma perché questo episodio mette in discussione il diritto di cronaca. Una minaccia con modalità senza precedenti, almeno in Sardegna. Il nostro collega aveva manifestato interesse a documentare il successo che stava raccogliendo il genere musicale in città. Al telefono gli era stato detto che non c’era alcun problema per un servizio televisivo. Invece è finita con un pestaggio. La nostra condanna è ferma perché un cronista non può esercitare il suo diritto temendo per la sua incolumità come avviene in uno scenario di guerra. Essere picchiati fuori da un locale dove si fa musica, dopo essersi annunciati e aver ricevuto assenso, è un fatto che aggiunge preoccupazione per la brutalità inaudita con cui la security ha deciso di interrompere una banale intervista”.










