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Il giorno de “sa essìda”, a Nulvi va in scena la storica processione dei tre enormi candelieri

di Redazione Cagliari Online
12 Agosto 2018
in cultura

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Il giorno de “sa essìda”, a Nulvi va in scena la storica processione dei tre enormi candelieri

Martedì 14 agosto 2018, a Nulvi, andrà ancora una volta in scena lo straordinario, unico e spettacolare rito de Sa Essìda de sos Candhaleris, l’appuntamento più importante dell’anno per l’intera comunità nulvese, che proprio sotto Ferragosto, in occasione della sfilata dei tre enormi Candelieri, si prepara ad accogliere migliaia e migliaia di persone fra emigrati, turisti e viaggiatori provenienti da ogni parte dell’Italia, della Sardegna e dell’Europa intera.

«È trascorso un altro anno, e la comunità nulvese si ritrova ancora una volta all’ombra del Candeliere. All’ombra dei suoi tre Candelieri, enormi giganti di legno, canne e carta pesta che hanno fatto e raccontato la storia del nostro paese. Un Paese piccolo ma orgoglioso, che nei secoli è riuscito a ritagliarsi il ruolo di piccola Capitale dell’Anglona, di punto di riferimento per il territorio, d’eccellenza per le sue espressioni culturali, per le sue produzioni agro alimentari, per la qualità delle manifatture realizzate. Un paese fatto di uomini e donne, di anziani, di giovani e di una grande comunità di emigrati. Un paese che si è sempre fatto forza della sua forte identità e del forte senso di appartenenza, anche quando la storia era avversa, anche quando le difficoltà e le contingenze rendono tutto più complicato, quando le malattie seminano morte, quando le stagioni rovinano i raccolti, quando i fondi non bastano e le idee restano solo sogni nel cassetto. Da quando la comunità ha eretto i tre giganteschi ceri votivi a difesa e simbolo del suo essere, nessuno a Nulvi ha mai smesso di lottare. Siamo brigadores, per definizione, difendiamo la nostra identità, la nostra comunità, le nostre tradizioni: lo abbiamo fatto allora, lo faremo sempre. Non ci arrendiamo, insomma, e nel giorno della festa siamo pronti ad accogliere quanti avranno il piacere di essere nostri ospiti nell’assistere ad una processione fatta di forza, sacrificio, fede, speranza e momenti di pathos ad alto tasso di spettacolarità. Momenti da condividere, da vivere e da vedere assieme ai nostri cari, ai nostri migrati, ai nostri amici e nel ricordo di chi purtroppo non è più con noi ma c’è sempre, durante l’anno e all’ombra del Candeliere».

Ci sono quattro comunità isolane, Nulvi, Iglesias, Sassari e Ploaghe, che fra il 14 e il 15 agosto – con qualche digressione ammessa, vedi tradizioni ploaghesi – raccontano una storia con tanti punti di contatto e altrettante differenze. La storia dei Candelieri. Cambiano forme, volti e materiali, ma non l’intento, il significato e la sostanza del messaggio, della “richiesta”: prosperità, continuità, identità, orgoglio e lungimiranza in vista di un futuro che mai si staccherà dal passato che la storia ha scritto nello scorrere del tempo.

 

LA STORIA – I tre Candelieri di Nulvi, retaggi di un passato lontano e conservato come il più prezioso dei tesori. Tre come i tre gremi che rappresentano i pastori (Sos Pastores), gli artigiani (Sos Mastros) e gli agricoltori (Sos Messajos). Sciogliere l’antico voto alla Vergine Assunta, patrona di Nulvi, è l’obiettivo che nei lustri torna e si ripete, nel senso e nella sostanza. Ritrovarsi all’ombra delle imponenti e colorate pale è manifestazione di indentità e appartenenza. Il 14 agosto la festa più importante dell’anno nulvese, Sa Essida, è ciò che tutti attendono, cui tutti tendono. Sa Essida trasuda nulvesità ed orgoglio, spiritualità e passione, sofferenza e forza, imponenza. Alle 16 tutto comincia, dopo che da ogni parte del paese i portatori cominciano a camminare verso la piccola chiesa di San Filippo, il giaciglio nel quale i tre mastodonti riposano per un anno intero prima di rivelarsi. Il leggero vociare che proviene da via San Filippo è il segnale che tutto sta per accadere. Il nulvese esce di casa, il turista prende posizione e regola l’obiettivo, la scena è caratteristica, lo spettacolo è denso di sacralità e devozione, regalata alla Madonna da chi il Candeliere lo porterà sulle spalle. Partono i fusti, poi arrivano le pale. Si sa il perché, si intuisce il cosa, si osserva il come: in Corso Vittorio Emanuele, alla destra delle scuole elementari guardate dal basso, le parti si fondono, le voci si alzano, i tre Candelieri svettano verso il cielo attorniati da una folla sempre più compatta e quasi impaziente. Il parroco benedice i tabernacoli, la risposta sono applausi e inni. Gli otto metri e mezzo di legno, canne e cartapesta cominciano a “camminare” per le vie di Nulvi  portati sulle spalle da circa 40 portatori, 16 per volta con altri pronti a dare il cambio oltre agli addetti alle funi: uomini che i nove quintali li sentono tutti sulla pelle, che faticano e che ritmicamente avanzano e si caricano, perché lo sforzo è grande e la serata è appena agli inizi. Bandiere, rose, santi, angeli e fregi in cartapesta ornano il volto dei tre Candelieri. Le quattro stanghe sono il mezzo attraverso il quale tutto ha inizio, ed una volta issati Sa Essida comincia a dispiegarsi intensa, lenta, rumorosa, partecipata. La discesa che costeggia i giardini pubblici è il primo passaggio. Salutato il vecchio lavatoio di Fontana Rosa, l’incedere prosegue per le strette vie del centro storico, lungo il percorso che è dei Candelieri, di nome e di fatto. Evoluzioni, semplici allo sguardo ma complesse, capaci di catturare perché compiute in spazi angusti da uomini che sembrano piccoli al cospetto di ciò supportano. Dietro ogni Candeliere il fiume di folla occupa le strade, in attesa di sfociare nel piazzale antistante il convento di San Bonaventura, la sosta prefissata, il momento del recupero e della carica. Sa falada de Sos Candhaleris, ripida discesa lungo la quale i colossi avanzano in posizione eretta, è prova importante, forte per chi dal basso osserva lo scorrere di attimi intrisi di pathos ed emozione. Poi la curva e via, ancora lungo Corso Vittorio Emanuele. Canti e applausi. I Candelieri sembrano precipitare e invece si regalano alle mani dei loro portatori, poi sostano ancora all’inizio del paese, di fianco ai giardini  Belvedere. Quindi l’ultima fatica, si torna esattamente dove tutto aera cominciato, in corso Vittorio Emanuele. Mastros, Messajos e Pastores avanzano verso la chiesa dell’Assunta. È qui che con maestria e perizia fuse all’esperienza di anni ed alla voglia di liberare la gioia per il voto sciolto, i Candelieri vengono introdotti e disposti come una corona attorno al simulacro della Vergine dormiente. Qui gli inni salgono fragorosi al cielo mentre la spossatezza si fonde all’orgoglio per l’impresa compiuta. In chiesa i Candelieri ricevono la visita degli apostoli e di un angelo, in quello che resta uno dei riti più suggestivi e praticamente unici della celebrazione, S’Apostoladu. In chiesa resteranno sino all’Ottava, che otto giorni dopo Sa Essida fissa lo scorrere ed il passare di un altro anno, archivia l’evento e rinverdisce il ricordo, vivo e pronto a ripetersi, ancora una volta. Tutt’attorno, e per l’intero mese di agosto, esplode la festa organizzata con fatica e passione da Comitati costituiti ad hoc, dai Gremi e dal Comune di Nulvi.

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