A 12 giorni dal 15 gennaio, data in cui dovranno essere depositati i simboli per le elezioni regionali del 25 febbraio in Sardegna, il centrodestra è ancora senza candidato. Risucchiata nelle sabbie mobili di strategie e tatticismi, la coalizione sardo leghista che governa la Sardegna da 5 anni è paralizzata fra Solinas, che vuole il bis sponsorizzato dal suo mentore Salvini, Truzzu, fedelissimo della Meloni, e un terzo nome, ipotesi fatta circolare forse più per sparigliare i giochi. Una situazione anomala per il centrodestra, che di solito indica il candidato che tutti votano, senza porsi il problema se sia stato voluto da Roma o da qualsiasi altra parte del mondo. Talmente anomale da essere sospetta: e se non fosse tormento politico ma semplice strategia?
Indicare il nome all’ultimo minuto utile, infatti, metterebbe al sicuro una coalizione all’interno della quale diversi partiti scalpitano e rivendicano e minacciano l’addio nel caso di indicazione dell’uno o l’altro candidato. Se dovesse essere Solinas, i centristi hanno già i bagagli pronti, ma anche Forza Italia e chissà Fratelli d’Italia come reagirebbe. Se fosse Truzzu, Solinas e il suo partito sardo d’azione si presenterebbero da soli al voto, anche se il loro peso politico in termini percentuali è ridotto al minimo, logorato dagli anni di governo in tandem con la Lega.
Ma per riorganizzarsi, andare in un’altra coalizione e costruire nuove alleanze serve tempo, anche se ovviamente le trattative sono in corso da settimane. Togliere tempo e terreno alle trattative è dunque l’unica speranza per il centrodestra di evitare emorragie. A meno che non si scelga davvero la strada del terzo nome: improbabile, non impossibile, ma a patto che sia un candidato già fortemente riconoscibile, visti i tempi strettissimi.










