Dai punti esclamativi che Francesca Deidda non usava mai nelle chat al tono freddo e sfuggente con le colleghe fino ai colloqui con il fratello in cui lo chiamava Andre e non, come al solito, Andrea: sono state le chat che Igor Sollai, il 45enne camionista killer reo confesso della mogli Francesca Deidda, a far partire le indagini sull’uomo che ha ucciso, nascosto in un borsone e abbandonato per mesi il corpo della moglie. Per puro e freddo calcolo, dicono i giudici che hanno depositato le motivazioni della sentenza con cui Sollai è stato condannato all’ergastolo lo scorso 2 luglio. Nessun segno di pentimento, nessun rimorso, nessun passo indietro: Sollai, al quale non sono state riconosciute le aggravanti dei motivi abbietti e futili, voleva liberarsi di Francesca, rifarsi una vita e incassare soldi per potere realizzare il suo piano. Tanto da aver mandato la lettera di dimissioni a nome della moglie già morta per poter incassare il tfr, da aver provato a incassare la parte della quota ereditaria che ancora il fratello le doveva e da aver chiesto a suo fratello se c’era un modo per fare soldi rapidamente. E poi, l’ormai famosa polizza sulla vita.
Sollai uccise Francesca nella loro abitazione di San Sperate il 10 maggio 2024. Il corpo venne poi nascosto in un borsone e abbandonato nella macchia di San Priamo.
Le oltre 200 pagine firmate dalla presidente Lucia Perra e dal giudice a latere Roberto Cau, ricostruiscono passo dopo passo l’indagine coordinata dal pm Marco Cocco, avviata dopo la denuncia di scomparsa presentata dal fratello della vittima, Andrea Deidda, parte civile assistita dall’avvocato Gianfranco Piscitelli.
Tra i passaggi più duri del documento c’è appunto la valutazione della personalità dell’imputato, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba. Secondo la Corte, Sollai non avrebbe mai mostrato “un reale rammarico” per l’omicidio: un atteggiamento definito “freddamente determinato”, guidato più dal tentativo di contenere le conseguenze giudiziarie che da qualunque forma di pentimento.
Pur non riconoscendo i motivi abietti e futili, i giudici confermano la piena premeditazione del delitto, descritto come il frutto di una strategia economica volta a garantire a Sollai una nuova vita al fianco di un’altra donna.
Anche la confessione, secondo i giudici, sarebbe stata fatta solo ed esclusivamente per provare ad alleggerire la propria posizione: una scelta calcolata, insomma, solo nel proprio interesse per provare a ottenere un alleggerimento della condanna. Nelle intercettazioni e nella corrispondenza con l’amante, il quadro è quello di un imputato preoccupato soltanto di alleggerire la propria posizione: una strategia, sostengono i giudici, per tentare di ottenere misure cautelari meno dure. Un comportamento che, secondo la Corte, non rivela “alcuna forma di pietà per la vittima né autentico pentimento”.












