A Cagliari, come nel resto della Sardegna, la cena della Vigilia di Natale non è soltanto un appuntamento conviviale, ma un vero e proprio rito collettivo che racconta identità, tradizioni e memoria. Le tavole si riempiono di piatti che intrecciano mare e terra, seguendo un copione antico, tramandato di generazione in generazione, dove ogni famiglia aggiunge una sfumatura personale.
Il viaggio gastronomico inizia quasi sempre dagli antipasti, dominati dai profumi del mare. Cozze, vongole e arselle, spesso semplicemente saltate in tegame, aprono la serata insieme a una delle preparazioni simbolo del capoluogo: la burrida a sa casteddaia. Il gattuccio di mare, marinato con aceto, noci e spezie, è un piatto identitario, capace di raccontare l’anima più autentica della cucina cagliaritana. Accanto ai sapori marini trovano spazio anche salumi e formaggi locali, accompagnati da pane carasau croccante e olive.
I primi piatti sono il cuore pulsante della Vigilia. La fregola con arselle, spesso impreziosita dalla bottarga o da altri pesci, è uno dei simboli della cucina sarda di mare. Non mancano i culurgiones, ravioli ripieni di patate, pecorino e menta, serviti con sugo di pomodoro, né i malloreddus, i celebri gnocchetti sardi, conditi con ragù di salsiccia. In alcune case fanno la loro comparsa anche ravioli di ricotta o di pesce, mentre nelle versioni più ricche la cena può includere anguille e crostacei.
Per i secondi, la tradizione della Vigilia privilegia il pesce. Spigole, ombrine o il pescato del giorno arrivano in tavola al forno o in preparazioni semplici che ne esaltano la freschezza. Il baccalà, fritto o in umido, resta un grande classico. Non mancano però eccezioni: in alcune famiglie fanno capolino piatti di terra come l’agnello, cucinato al forno o in umido con carciofi e finocchietto selvatico. Il porceddu, simbolo per eccellenza della festa, è più frequente il giorno di Natale, ma non è raro trovarlo anche alla Vigilia.
I contorni seguono la stagionalità e la tradizione: cavolfiori in agrodolce, finocchi, sedano e ravanelli, oppure semplici patate arrosto. A chiudere il pasto arrivano i dolci, veri protagonisti del finale. Le seadas, fritte e colate di miele, sono immancabili, insieme alle pabassinas, dolci di pasta frolla arricchiti con uva passa, noci e miele. Frutta secca, fichi e datteri accompagnano panettone e pandoro, ormai entrati stabilmente nelle abitudini festive.
Il brindisi è affidato ai vini sardi, mentre il pasto si conclude spesso con un bicchierino di mirto, simbolo di ospitalità e convivialità. A Cagliari, la Vigilia non è solo una cena: è un racconto corale fatto di sapori, gesti e ricordi, che ogni anno si rinnova attorno alla tavola.











