I medici di Cagliari fanno muro contro Bartolazzi: no a specializzandi da altre regioni

Netta chiusura contro la proposta di permettere a laureati in medicina di specializzarsi in Sardegna, senza test di ammissione, e allo stesso tempo di lavorare come medici di base, visto che ne mancano 600: ma la proposta, realizzabile in quanto regione autonoma, non passa le forche caudine dell’ordine del capoluogo e della federazione regionale


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L’assessore regionale della sanità vuole portare inSardegna gli specializzandi dalla penisola per sanare la grave la carenza dicamici bianchi negli ambulatori di famiglia, ne mancano circa 600. Si tratta insostanza, ha già spiegato Armando Bartolazzi ai sindacati, di offrire unascuola di specializzazione, senza il superamento delle prove d’ingresso, aimedici d’oltremare disposti ad accettare un incarico come medico di famiglia inSardegna almeno per 4-5 anni. Si tratta di scuole di specializzazione fuoriborsa, cioè su posti aggiuntivi, operazione impossibile nel resto del paese mafattibile in Sardegna in virtù della sua autonomia. Ma è una proposta bocciatada più parti, oggi anche dall’ordine dei medici della provincia di Cagliari chedefinisce “irricevibile la proposta”. “Sarebbe non conforme allenorme manca dei prerequisiti in capo alle Università, finirebbe per aggravareuna situazione già compromessa”, fa sapere l’ordine. “Si cerchi piuttostodi rendere più appetibile questo lavoro con un’offerta di servizi di supportoalla professione che consenta ai medici del territorio di dare assistenza nelmodo migliore possibile”.
“Seguendo l’assessore – spiega Umberto Nevisco, segretario regionale dellaFederazione italiana dei medici di medicina generale – la medicina generalediventerebbe una sorta di traghetto destinato ad attraccare verso altrespecializzazioni. A questo punto, considerato che l’assessore ha parlato disoluzioni strutturali, fatichiamo a cogliere il suo messaggio, perché quellaproposta non è certo una soluzione strutturale quanto piuttosto una misuratampone che potrebbe stare in piedi per un massimo di 4 o 5 anni”.


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