Giuseppina di Cagliari: “Io, cuoca della scuola costretta a chiedere cibo a Caritas e sacerdoti”

Ha 63 anni, lavora da trentotto ai fornelli della scuola materna di via Castiglione. Giuseppina Mura non lavora da marzo: “Mai contratto collettivo, sempre part time: Caritas e chiese mi aiutano ma non più di tanto, se mi danno cibo non mi pagano le bollette e l’affitto”. GUARDATE la VIDEO INTERVISTA


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I fornelli della scuola materna di via Castiglione a Cagliari li ha visti per l’ultima volta “il cinque marzo”. Poi, tutto chiuso per Coronavirus. Lo stipendio? Inesistente. Aiuti vari? Idem, o quasi. Giuseppina Mura ha 63 anni e fa la cuoca da quando ne ha venticinque: “Mai un contratto collettivo nazionale, sempre part time verticale. Lavoro nove mesi l’anno e i tre”, estivi, “non prendo niente. Non sono tutelata, quando le mense scolastiche riapriranno rischio di restare senza lavoro. Sto andando alla Caritas e dai sacerdoti, nelle chiese, per poter avere una mano. Mi aiutano”, osserva la donna, “ma non più di tanto. Se mi danno la roba da mangiare non mi pagano l’affitto e le bollette. Ho chiesto un incontro agli assessori regionali e al sindaco di Cagliari, ma non ho ricevuto risposta”.

Ma il campanello principale al quale vorrebbe bussare la Mura si trova a Roma: “Il Governo deve tutelarci, qualcuno ci ascolti: parlan ma non fanno fatti. O mi danno soldi o un lavoro qualunque, l’importante è avere lo stipendio a luglio, agosto e settembre”.


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