Giovanni Dore, fino ad oggi capogruppo dell’Italia dei Valori in Consiglio comunale, lascia definitivamente il partito per approdare nel progetto politico “Sardegna Sostenibile Sovrana” a cui aveva aderito da tempo. “Dopo un anno di travaglio – scrive Dore in una nota stampa – sono giunto alla conclusione alla quale – istintivamente – sarei arrivato un anno fa. Poi è arrivato il disastro di rivoluzione civile, il mancato accoglimento dei nostri appelli sulla creazione di un soggetto federale e redazione di codice etico, fino alla scelta di ignorare la questione morale creatasi sia all’interno del partito che nella politica sarda. L’epilogo, dunque era da tempo scontato.
Non me ne vado sbattendo la porta, non attacco nessuno sul piano personale (perché non serve) e mando il mio in bocca al lupo a coloro che proseguono in un progetto (non progetto ?) al quale non credo più, perché sul piano “politico” sono veramente dispiaciuto ed arrabbiato.
Proseguo il mio impegno politico nelle associazioni alle quali ho da tempo aderito (Sardegna Pulita, con gli ex IDV, e Sardegna Sostenibile e Sovrana, con un gruppo di professionisti ed amministratori) e con i quali elaboro un percorso programmatico innovativo per il futuro della Sardegna.
Lavorerò per portare avanti queste idee e per far partire il cantiere del partito (unico ?) dei progressisti e democratici sardi con tutti coloro che avranno coraggio e la volontà di impegnarsi a migliorare le condizioni di vita, di sostenibilità e di lavoro nella nostra regione”.
In serata poi è arrivata anche la replica di Giommaria Uggias, segretario regionale dell’Idv che afferma: “Comprensione per un anno travagliato, un po’ meno per il…parto. A dirla tutta, anche le madri ci mettono meno tempo a figliare di quanto l’amico Giovanni Dore ci abbia messo per tagliare (non del tutto ovviamente) questo suo cordone ombelicale col partito che, sempre giusto ricordarlo, gli ha persino garantito anche un posto di rappresentanza prestigioso nella capitale della nostra amata terra sarda. Ed a proposito di codice etico e di moralità. Per davvero Giovanni può far passare con una qualsivoglia parvenza di moralità o di eticità il suo restare nello scranno comunale (avuto grazie ai voti IDV) con logiche alla Scilipoti o alla Razzi? Anche lui come il senatore finto-estero giustifica il salto della quaglia,vale a dire salire e scendere a piacimento dal partito come si fa col taxi, “perche tengo famiglia”? Oppure gli piace di più il sistema del medico siciliano che, quantomeno, qualche critica di natura programmatica con IDV per via delle disparità di vedute sull’utilizzo dell’agopuntura era riuscito persino a trovare? Insomma, per capirci e per non venire fraintesi: non è certo da ora che, sbattendo la porta sempre con la sonorità di comunicati o post inviati al pubblico mondo senza alcuna soluzione di continuità, Giovanni Dore non fa più parte di IDV. Vada, come è giusto che sia, dove vuole e con chi vuole. Ma, se uscendo, si dimentica di fare l’unico necessario atto etico che, un voltagabbana, deve fare (vale a dire quello di dimettersi), non possiamo che salutarlo nella maniera cara al mitico Totò: “mah, Mi faccia piacere!”.