Se fosse un film, un titolo ideale potrebbe essere “Ferragosto in trincea”. Ma non c’è nessuna telecamera e nessun regista: la sanità sarda è ancora allo sbando senza una guida sicura. E, nel clou dell’estate, c’è un’intera Isola che soffre, soprattutto quella che inizia nella zona dell’Oristanese e si estende sino al Cagliaritano. Certo, “capo di sopra” non ride: saltando, per pietà umana, i drammi dell’Ogliastra, Sassari e Olbia non se la passano bene. Ma gli sos maggiori ci sono su Cagliari e provincia: con la chiusura di vari reparti in altre zone della regione il flusso di malati e ambulanze aumenta. E il sistema non regge quasi più. Al Santissima Trinità anche sedici ambulanze fuori dal pronto soccorso: “Sulla nostra c’è una ottantenne di Quartu, con sospetto Covid, arrivata in codice giallo e attaccata alla bombola di ossigeno”, racconta, a Casteddu Online, una soccorritrice mentre cerca un po’ di ombra sotto la zona di smistamento delle barelle: “Da dentro l’ospedale ci hanno cominciato che non ne hanno più, possiamo solo attendere anche dieci ore di fila”.
Non va meglio al Policlinico: “Tante ambulanze di base ferme da ore” e, dai e numeri in tempo reale alla mano, è in sofferenza anche il Brotzu. “Portiamo nei pronto soccorso anche i turisti, loro contribuiscono ad aumentare il numero dei pazienti in attesa. C’è già il tanto per fare calare un triste sipario, ma manca Isili: pronto soccorso chiuso, Ferragosto di protesta, tutti convocati per un sit a Isili, davanti al pronto soccorso: “I diritti non vanno in vacanza”, tuona il sindaco Lca Pilia, “ci sarò anche insieme a tutta la Giunta e ai cittadini”. E dalla Regione governata da Alessandra Todde? A parte incontri, vertici, proclami, autointitolazioni e qualche stanziamento economico – vedi l’assessore della Sanità che, all’esordio, si era paragonato a Gigi Riva “Rombo di Tuono” – nulla di concreto.