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Eleonora, 30 anni, romana:”In Sardegna ho trovato il mio equilibrio”

di Redazione Cagliari Online
27 Giugno 2017
in olbia, sardegna

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Eleonora D’Angelo, trent’anni, romana, lascia la Capitale per trasferirsi tre anni fa in Sardegna. Al contrario dei suoi coetanei sardi che ormai sempre più lasciano l’Isola, lei ha deciso di investirci “sostenibilmente”. Laureata in giurisprudenza ha deciso di rimandare  l’esame da avvocato perché  dice “un po’ la professione, un po’ la vita di città mi hanno fatto perdere il ritmo naturale della vita, che ritrovo solo qui in Sardegna”. Ha quindi  deciso di trasferirsi a Olbia, quando con una sua amica ha trovato un posticino, e con le loro mani hanno creato il Bed and Breakfast Portobello.  “Non lo considero un lavoro –   precisa – la mia vera occupazione adesso è scrivere, che corrisponde anche alla mia passione.”
 
 
I giovani sardi fuggono dall’Isola e tu invece hai deciso di investire in Sardegna, perché?
 
La mia è stata una scelta di vita, un bisogno spirituale. Avevo timore di essere giudicata in quanto continentale dedita al business, ma mi sono fatta conoscere e molti hanno capito che non è così. Sono venuta qui perché amo l’isola, la storia e le tradizioni, amo i sardi e i loro valori. Perché i giovani scappano? Il lavoro si concentra sulla costa e solo d’estate, inoltre l’isola ti fa venire voglia di fuggire, lo avverto anch’io. 
 
Qual è il tuo progetto?
 
Ora gestisco un b&b di tipo occasionale. L’idea è ampliare l’attività con l’aiuto della mia amica Xenya e di creare una struttura che rappresenti un punto di riferimento per l’informazione turistica estraneo alle logiche del business e del turismo di massa. Olbia  ha già un ottimo Turist Office, ma ricordo 3 anni fa, quando arrivai a Porto Torres con la nave, non c’era nessun tipo di assistenza ai turisti. Vorrei scrivere un libro sull’isola riguardo alle mete del turismo sostenibile, possibilmente da distribuire nei negozi di souvenir al posto delle solite guide. Il prossimo progetto è fare dei reportage sulle situazioni critiche, come Quirra.
 
Com’è nata l’idea?
 
Volevo  far conoscere la vera Sardegna all’estero. Gli italiani non la apprezzano a sufficienza, gli stranieri  invece sono curiosi, non visitano solo la costa. Io che leggo e scrivo dell’isola, sono fiera di raccontare dei luoghi da visitare nell’entroterra, suggerisco ai visitatori un approccio al turismo sostenibile. Alcuni chiedono della carbonara, non sanno che l’isola ha poco a che fare con l’italianità. Gli illustro i piatti tipici e dove trovarli, non solo il maialetto, ma anche le panadas, il pane frattau e così via. Se mi chiedono di Porto Cervo gli dico che dovrebbero vedere l’Ogliastra, il canyon Gorropu e più in là, la Giara di Gesturi ad esempio, consiglio di prendere il Trenino Verde per visitare Gairo e Seui. Purtroppo questi luoghi non sono adeguatamente pubblicizzati. 
 
Difficoltà nel realizzarlo?
 
Non troppe, mi hanno aiutato gli studi di legge. So che i b&b occasionali devono rispettare limiti precisi e rispetto alla lettera la normativa Regionale. Mi danno della scrupolosa, dicono che l’italiano medio per vivere deve evadere le tasse. Io penso che l’italiano medio deve cambiare. Le tasse e le spese sono molte, ma io voglio farcela. Se non costruisci qualcosa con le tue forze non c’è nessuno oggi pronto a farlo al posto tuo, o a darti un lavoro. Il lavoro i giovani  lo devono creare da zero, inventarlo, naturalmente pagando le tasse.
 
Tre cose che ami della Sardegna e dei sardi.
 
La Sardegna e i sardi hanno in comune il magnetismo. Gli occhi dei sardi e i paesaggi della Sardegna ti catturano allo stesso modo. Amo i profumi della terra e l’attaccamento ai valori e alle tradizioni della gente, che non riscontro però nelle nuovissime generazioni, specie qui ad Olbia.
 
Difetti?
 
Il fare gruppo. Mi dissero: in Sardegna sarei sempre ospite, mai una di loro. Tutto ciò era vero, mi sento molto sola qui, nonostante l’ospitalità delle persone.  Poi ho letto il Codice Barbaricino, ho studiato la concenzione dell’ospite e dello straniero e non ci sono rimasta così male. Prima di giudicare una cultura bisogna conoscerla. Il vero difetto dei sardi è il non riuscire ad uscire dai meccanismi della vendetta, ancora attuali.
 
 
 Che cosa diresti ai giovani della tua generazione che emigrano dall’Isola?
 
Va bene emigrare per portare l’esperienza acquisita in Sardegna. Questo significa amare la propria terra, significa provare a fare un cambiamento e supportare l’economia locale con tutti i mezzi possibili, in primis i sogni. Forse i sogni sono la strada giusta.  Il vero investimento va fatto sul turismo autunnale e invernale per garantire maggiori possibilità di lavoro, i giovani sardi devono credere nelle proprie radici e investire sul loro futuro, investendo in Sardegna non dico rimanendo…ma  tornando.
 
 
( nella foto Eleonora e la sua amixa Xenya nel loro B&B)
 
Tags: eleonora
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