La caccia alle streghe è partita subito, con il tentativo di spostare l’attenzione e trovare un colpevole straniero, di allontanare il sospetto che possa essere un sardo e di arrivare alla conclusione che si tratta di una guerra fra giganti su giganteschi interessi economici. Eppure, della bomba a Lula davanti al sito di Sos Enattos, candidato a ospitare un progetto internazionale fra i più innovativi di sempre, l’Einstein Telescope, stupisce lo stupore, in una zona della Sardegna in cui purtroppo usare le bombe per esprimere dissenso o per intimidire o per minacciare non è purtroppo una pratica inusuale. Il coro di condanne e solidarietà che si è levato, solito giro di comunicati stampa che ad ogni attentato si ripresenta, sempre uguale a sè stesso, ha questa volta l’obiettivo non solo di condannare un gesto vergognoso ma anche di provare a salvare il salvabile.
Se la Sardegna non vincerà contro il Limburgo, l’altra zona candidata a ospitare il laboratorio per le onde gravitazionali, una sorta di gigantesco orecchio per intercettare i rumori dell’Universo, sarà solo ed esclusivamente per colpa della Sardegna, anzi di chi la governa: è vero, servono silenzio e bassa densità di abitanti, ma è altrettanto vero che servono strade e infrastrutture moderne ed efficienti, ovvero l’esatto opposto di quello che offre quella zona, e non solo quella, strade da terzo mondo e trasporti da medioevo, quando ci sono. E’ chiaro che la bomba di ieri aggiunge un problema serio, quello della sicurezza: deve averlo capito chi quella bomba l’ha piazzata, con la consapevolezza di fare male, molto male, a un progetto che sta faticosamente decollando.
La speranza è che vengano subito individuati i responsabili, per dare un volto e un nome a una verità che potrebbe essere scomoda da accettare. Ma non è sempre colpa degli altri, e i sardi, peggiori nemici di sè stessi e della Sardegna, dovrebbero saperlo meglio di tutti.
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