Donne e politica, strada in salita: “In Sardegna democrazia negata”

Doppia preferenza di genere, il Consiglio regionale boccia nuovamente la proposta di legge


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Doppia preferenza di genere, il Consiglio regionale boccia nuovamente la proposta di legge. E ancora una volta con scrutinio segreto: 21 voti a favore e 45 contrari. “Il Consiglio regionale ha vissuto una delle sue giornate più vergognose”, “un’altra occasione persa in difesa della democrazia”, sono alcuni dei commenti a caldo espressi dai vari schieramenti politici.

“Mentre questa legge si preoccupa esclusivamente di eliminare la norma sull’incandidabilità del Presidente dimissionario – ha spiegato la consigliera regionale di Sardigna Libera, Claudia Zuncheddu –  una disposizione ad personam per un regolamento di conti ormai noto, appare palese il tentativo di far cadere nel dimenticatoio il punto politicamente più dolorosodi tutta la Legge Elettorale sarda, da me già definito “imboscata da muretto a secco”, del diritto alla rappresentanza di genere all’interno del Consiglio della RAS. Ma oggi il re è nudo – conclude Zuncheddu – Questa proposta di Legge votata all’unanimità dalla Commissione, con la presenza colpevole di due donne, e con un relatore esterno, è la certificazione della segregazione di genere, dell’ipocrisia e del misfatto elettorale a danno delle donne e della società sarda. Voto contro per senso di responsabilità: la politica deve produrre leggi buone, non votare le “meno peggio”».

“Ritengo – ha affermato la coordinatrice provinciale Idv, Tiziana Mori – che sia necessario garantire un’adeguata partecipazione delle donne nella politica e nelle attività istituzionali. L’ingresso delle donne nelle Istituzioni dovrebbe avvenire in modo spontaneo, sopratutto all’interno di sistemi democratici come il nostro. Invece, devo constatare amaramente che esistono ancora tante discriminazioni tra i generi. Per questo si arriva al punto di dover promulgare disegni di legge, analoghi al filone delle “quote rosa” varate in molti Paesi europei, per consentire alle donne in carriera e alla loro indiscutibile capacità, non solo il diritto, ma la concreta possibilità di occupare un posto negli organi decisionali. Il rinnovamento della politica non può perciò prescindere dalle donne. Per questo ho aderito tempo fa alla petizione presentata da “Se non ora quando” per sostenere una maggiore presenza della componente femminile nei posti apicali. Ciò significa però, anche rielaborare i percorsi formativi di selezione verso le carriere politiche e gli step verso le stesse, dove risulta necessaria una ridefinizione del settore. Invito, pertanto le donne e gli uomini sardi a sostenere questa forma di garanzia paritaria e le iniziative atte a sostenerla e a realizzarla concretamente. Dobbiamo reagire a questa vergogna!”

Per il vicesegretario regionale Idv, Salvatore Lai, “il Consiglio regionale ha perso un’altra occasione per difendere la democrazia. E anche questa volta ha utilizzato il sistema infallibile del muretto a secco, una tecnica vigliacca per evitare di assumersi le proprie responsabilità. Purtroppo, ha prevalso un modo di far politica becero e maschilista che impedisce l’effettivo equilibrio tra uomini e donne raccomandato dal nuovo articolo 16 dello Statuto sardo, cosa che può essere conseguita esclusivamente attraverso il doppio voto di genere differenziato. Affidarsi ancora una volta al voto segreto per affossare questo principio non mancherà di incidere sulla affidabilità delle istituzioni e dei partiti che dicono una cosa ma al momento di agire fanno sistematicamente il contrario”.

 

“Il Consiglio regionale della Sardegna ha vissuto oggi una delle sue giornate più vergognose – hanno commentato Adriano Salis, Giannetto Mariani e Giuseppe Stocchino, consiglieri regionali del gruppo Misto – Ancora una volta la maggioranza del Consiglio regionale ha utilizzato la copertura dell’anonimato garantita dal voto segreto per impedire che l’Assemblea potesse apportare miglioramenti alla legge elettorale approvata lo scorso 25 Giugno, sia con l’inserimento della doppia preferenza di genere che con la riduzione delle soglie di sbarramento per le liste e le coalizioni. Su questi due punti abbiamo tentato, con i nostri emendamenti, di dare voce alle tante sollecitazioni, proposte e critiche che sono state avanzate da tante parti della società sarda subito dopo l’approvazione della nuova legge elettorale. Sulla discussione e sulla democrazia ha però prevalso l’arroganza e la paura che attanaglia numerosi consiglieri regionali al pensiero di una loro possibile non rielezione e l’uso disinvolto e irresponsabile del voto segreto. Esprimiamo il nostro profondo rammarico per non essere riusciti, anche in questa occasione, a far prevalere il buon senso e le ragioni della civiltà e della democrazia sugli interessi personali di tanti consiglieri regionali”.