Non ha scelto la strada del silenzio, anzi. Gabriele Cabras racconta la sua versione dei fatti dal carcere di Uta, dove è rinchiuso per l’omicidio di Gabriele Pergola, il 43enne originario di Cagliari e residente a Quartu, dove gestiva un centro scommesse e aveva da poco aperto un bar. Pergola, all’alba di lunedì scorso, è stato trovato senza vita, nudo sul pavimento, nella stanza di un bed and breakfast di Quartucciu dove si era incontrato con Cabras. Secondo l’autopsia, è stato strangolato con un asciugamano, lo stesso trovato intorno al collo all’arrivo dei carabinieri dopo l’allarme di passanti e gestori della struttura che avevano sentito urla e rumori.
Secondo quanto riferito dal legale del ragazzo di Sinnai, Giovanni Cabras, i due avevano concordato un incontro per consumare crack e cocaina. L’appuntamento era fissato per domenica sera, alla chiusura, davanti all’attività di Pergola. Lasciato lì lo scooter di Cabras, i due sono arrivati in taxi al b&b. Lì, secondo il racconto del presunto killer, hanno consumato droga. Poi Pergola avrebbe tentato un approccio sessuale, al quale Cabras avrebbe reagito: la discussione è rapidamente degenerata, fino all’epilogo finale. “Non credevo di averlo ucciso, sono andato via con il suo borsello per evitare che chiamasse i suoi amici dopo la discussione”, ha detto Cabras, che resta in carcere dopo la convalida del fermo. Era stato fermato poco dopo il delitto con 600 euro in contanti sottratti alla vittima.











