C’è il palloncino a forma di moto, un’infinità di fiorellini e palloncini bianchi, e ci sono anche quelli rossi a forma di cuore. Sono stati liberati nell’aria irreale che, per tutto il pomeriggio, si è respirata a Dolianova, una città in lutto per la morte di Francesco Casula, il sedicenne scomparso al Brotzu dopo anni di battaglie contro patologie e malattie. Il funerale è stato officiato da don Mario Pili, il parroco della chiesa di San Pantaleo. Nell’omelia ha rincuorato più volte la mamma, Silvia Origa, che aveva dedicato gli ultimi anni della sua vita, sin dalla comparsa dei primi sintomi, alla cura costante del suo unico figlio. Tra i banchi era presente anche qualche esponente politico. Tanto il dolore di tutta la comunità di Dolianova per un giovanissimo portato via da tante, troppe complicazioni. Si è arreso tre giorni fa al Brotzu, dopo venti giorni di coma, Francesco. “Ho lottato ogni giorno per lui e insieme a lui”, aveva detto mamma Silvia. Che ha quasi sempre tenuto i suoi occhi fissi su quella piccola bara bianca, consolata e abbracciata dai suoi parenti e dai tanti amici che sono riusciti ad essere presenti alle esequie.
Riposerà al cimitero di Dolianova, Francesco Casula. Il vento che trascina verso l’infinito i grappoli di palloncini mentre l’auto, con dentro la bara, che inizia il viaggio verso il camposanto, sono l’ultima immagine di un lungo pomeriggio di commozione per quel bimbo volato via troppo presto. Da oggi, Silvia Origa continuerà la sua missione di Oss: è diventata operatrice sanitaria per curare e aiutare ogni istante il suo Francesco. Ora lui non c’è più, ma le amorevoli cure della donna saranno garantite a tanti altri bambini e anziani in difficoltà. In memoria di suo figlio. Per sempre.











