Cultura a Cagliari, il terremoto delle idee. Mentre la giunta Zedda viene bombardata di critiche per la distruzione del murale di Pinuccio Sciola in piazza Repubblica, esplode un’altra polemica che nei prossimi giorni farà discutere. Una commissione esterna per valutare e stabilire i contributi alle manifestazioni culturali e di spettacolo del 2013: giusto, sbagliato? Viene fuori una graduatoria provvisoria, che lascia alle spalle molti scontenti. E molti ricorsi sono pronti, c’è tempo un mese per presentarli. Secondo Francesca Ghirra di Sel, presidente della commissione Cultura, si tratta finalmente di una scelta di trasparenza: non è più possibile- scrive la Ghirra su Fb- chiedere raccomandazioni o favori ai politici per ottenere contributi facili, a decidere questa volta sono degli arbitri esterni. Ma il malumore di molte associazioni culturali è palpabile. Lo dimostra questa video denuncia di Gaetano Marino, presidente di Aula 39 che attacca: “Noi quella commissione non la volevamo. Care amiche e cari amici. Vi scrivo in qualità di direttore artistico dell’associazione culturale Aula39 di Cagliari, oltre che come artista. Qualche giorno fa, l’amministrazione comunale di Cagliari ha pubblicato la graduatoria dei beneficiari dei contributi per le attività culturali destinate alla città.
Dobbiamo dire purtroppo che quel che supponevamo a suo tempo oggi s’è confermato. Tutto è legato alla nomina di una commissione giudicatrice esterna. In poche parole il nostro lavoro, come quello di tutti gli altri colleghi ha avuto un valore riconducibile ai parametri di un regolamento schematizzato. Funziona così: al di là della qualità e del contenuto artistico, quel che conta è che tu sia perfettamente capace e “abile” nel saper costruire uno schema tecnico che conquisti il maggior punteggio possibile.Dunque, dobbiamo essere bravi e astuti ragionieri, prima che artisti. Questo d’altronde è quel che prevede la legge.
Ma lo sconcerto maggiore è quello di essere stati catalogati in una categoria che nulla ha a che fare con quel che siamo realmente.
Noi saremmo, secondo i membri della commissione, un’associazione che si occupa di una cosa, ma ne fa un’altra.
Non si conosce quel che siamo realmente. I fatti, ma soprattutto i progetti presentati lo dimostrerebbero, eccome. E dire che ci abbiamo messo settimane per renderli chiari, precisi ed esaustivi.
Qualcuno a questo punto si chiederà: ma chi si credono di essere questi di Aula39, qual’è il loro valore presunto? Una risposta per tutti la si potrà avere chiamando la direzione del Museo Archeologico di Cagliari e chiedere cosa abbiamo fatto quest’estate nei loro spazi e con quali risultati.
Insomma, trentacinque anni di teatro – buono o no buono, non so, ma io c’ero – per essere giudicati da una commissione di persone che non conosco, non ci conoscono, non sanno nulla del nostro lavoro; neppure leggono con attenzione quel che dovrebbero e per il quale sono pagati. Infine, noi sappiamo benissimo che questa prassi sia dovuta per onestà alla gestione del pubblico denaro, giusto e sacrosanto diritto, ma cessa di essere tale se lo si adopera con l’arroganza e la petulanza dei burocrati.
Questo è uno dei tanti motivi per cui ci siamo sempre opposti alla costituzione di una commissione di esterni che ignorassero la realtà cittadina.Onestà intellettuale chiedevamo e regole. Quindi, nel frattempo, seppur storditi e increduli, non rinunceremo a quanto c’è stato affidato perché abbiamo bisogno di lavorare e di sopravvivere. Ma non potremo accettare questo insulto alla dignità del nostro lavoro di teatranti, perciò in qualsiasi modo vorremo capire che cosa si sia inceppato e perché, che cosa noi non meritavamo e perché, ma soprattutto, in che cosa abbiamo sbagliato e perché ciò sia potuto accadere”. Lo sfogo di Marino è finito: chi ha ragione nel terremoto della Cultura a Cagliari? Il centrosinistra che nomina un pool di epserti esterni, lasciando intendere che nella gestione Floris i contributi a pioggia andavano alle associaizoni “amiche”? O le molte associazioni scontente e pronte a dare battaglia in una Cultura di guai per Zedda, come hanno dimostrato i casi più eclatanti del Lirico, della scuola di musica e dell’arena Sant’Elia?