Epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti di ufficio. Con queste accuse sono indagati l’ex premier Giuseppe Conte, l’allora ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e una ventina di altre persone. Si chiude così la maxi inchiesta sulla mancata zona rossa in Valle Seriana, nella Bergamasca, dove ci fu un’impennata di decessi, con le bare caricate sui camion dell’esercito in una triste sfilata di morte. “Sono tranquillo di fronte al Paese e ai cittadini”, ha detto Conte. Per lui e Speranza gli atti saranno trasferiti al tribunale dei ministri.
Tre i filoni dell’indagine: la repentina chiusura e riapertura dell’ospedale di Alzano, la mancata ‘zona rossa’ in Val Seriana e l’assenza di piano pandemico aggiornato per contrastare il rischio pandemia lanciato dall’Oms.
Gli accertamenti hanno riguardato tre livelli, uno strettamente locale, uno regionale e il terzo nazionale. Con l’applicazione del piano pandemico, secondo i magistrati, il numero di morti sarebbe stato limitato.












