Pandemia in ritirata su tutti i fronti e praticamente in tutte le regioni. I segnali che arrivano dal nuovo bollettino settimanale del governo sono decisamente incoraggianti: secondo i dati del ministero della Salute, nei giorni dal 20 al 26 gennaio l’incidenza settimanale dei contagi è scesa a 65 ogni 100mila abitanti a fronte degli 88 della settimana precedente. In calo anche l’indice Rt calcolato sui casi sintomatici, che è stato pari a 0,73, ben sotto la soglia epidemica.
Scendono inoltre i ricoveri: il tasso di occupazione in terapia intensiva si è attestato al 2,1% contro il 2,3% del 19 gennaio. Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale è passato dal 7,9% al 6,4% e nessuna Regione è classificata a rischio alto, tre a rischio moderato e diciotto basso.
“Ci stiamo avviando verso la fine della pandemia e stiamo entrando nella fase endemica”.
Lo dice Antonello Maruotti, professore ordinario di Statistica dell’Università Lumsa di Roma e co-fondatore del gruppo StatGroup19, team di ricerca dedicato all’analisi dei dati sulla pandemia. “L’ultima settimana conferma i trend in discesa su tutti gli indicatori”, ha aggiunto. “Siamo tornati ai livelli della fase prenatalizia. Alcuni avevano previsto nuove ondate, ma così non è stato. L’aumento dei contagi in Cina non ha creato particolari problemi, così come l’arrivo di nuove varianti dai nomi altisonanti. Al momento il trend continua a essere in discesa e non ci sono dati che indichino una ripresa. Stiamo entrando, quindi, in una fase endemica”, anche se “occorre abbandonare l’idea di zero casi di Covid. Potrà succede in alcuni giorni, ma il virus continuerà a essere con noi seppure con numeri molto bassi. La popolazione dovrà mantenere l’attenzione, ma abbiamo ampiamente superato la fase di emergenza”.












