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Un po’ meglio di un anno fa, ma solo per le intensive che pure sono in risalita. Per il resto, è tutto un po’ peggio. Risale al 9% l’occupazione delle terapie intensive in Sardegna, proprio quando sembrava che ormai la curva fosse in discesa. Un punto percentuale in più di ricoveri in poche ore, che tiene ancora, ma di poco, il dato sotto la soglia del 10%, quando scatta il primo campanello d’allarme. I contagi restano sempre piuttosto alti, così come il numero dei decessi. Certo va meglio rispetto a un anno fa, quando le terapie intensive segnavano il 13% di riempimento in Sardegna, ma forse non come ci si aspetterebbe dopo la campagna di vaccinazione a tappeto e dopo che le varianti hanno in teoria indebolito il Covid. Notizie solo apparentemente migliori, dai reparti di area medica, occupati al 19%, quindi decisamente sopra la soglia del 15%, ma con un punto in meno rispetto a 24 ore fa: l’anno scorso, nello stesso periodo, i reparti erano pieni solo all’11%, otto punti percentuali in meno che certificano quanto Omicron abbia colpito duro.
A livello nazionale, stabile la situazione sia nelle intensive (5%) sia nei reparti ordinari (13%).
Intanto, l’organizzazione mondiale della Sanità si dice preoccupata per l’impatto sull’andamento del virus che potrebbe avere l’arrivo dei profughi ucraini, nella stragrande maggioranza di casi senza vaccino e senza tamponi. Nell’emergenza più assoluta generata da questo conflitto, è impossibile al momento organizzare uno screening che coinvolga i milioni di disperati in fuga dalle bombe.