«Deiana continua ad affermare cose che non stanno né in cielo né in terra, e la continuità territoriale funzionava molto meglio quando era a costo zero, cioè fino al 2013. Adesso la Regione paga per la CT1 48 milioni di euro l’anno e assistiamo al disastro attuale, perdipiù con l’assessore regionale che parla di “imprevedibilità”! Come se si trattasse di esoterismo e non di questioni che nel mondo civile di affrontano sulla base di precisi modelli matematici. La verità è un’altra, è che nulla impedisce alla Regione di agire per arginare il disastro, e di farlo all’interno (non contro) le regole comunitarie. Invece non c’è alcuna volontà di agire. A questo punto, per Pigliaru c’è un’unica opzione: mandare a casa il suo assessore dei trasporti». Lo afferma il coordinatore regionale dei Riformatori Michele Cossa.
«Da oltre due anni Deiana – dice Cossa – continua a girare intorno ai problemi senza affrontarli. Per la ex CT2, Deiana non deve aspettare alcun pronunciamento e non c’è alcuna incompatibilità tra la presenza delle low cost e quella dei vettori tradizionali nelle medesime rotte. Anzi, per l’UE ogni monopolio è da scongiurare. Il problema è quello di una corretta impostazione dei progetti e della dimostrazione della utilità sociale delle tratte. Riattivare l CT2 su almeno quattro rotte è un intervento che si può fare in tempi relativamente brevi per decongestionare Fiumicino e Linate (si liberebbero tra i 300 e i 400mila posti l’anno). Per quanto riguarda le low cost, c’è un precedente fortissimo, rappresentato dall’aeroporto di Francoforte Hahn. Esso ha ottenuto una sentenza che afferma che il comarketing si può fare benissimo anche con le risorse pubbliche rispettando le regole europee, a condizione che si dimostri che non si tratta una semplice regalia ad una compagnia aerea ma che ci sono ricadute effettive e misurabili sul territorio: esattamente quello che accadeva in Sardegna sino a pochi mesi fa, prima della catastrofe attuale. La verità è che questa Giunta regionale non ha la minima percezione del dramma che sta vivendo una Sardegna, sempre meno accessibile. Per i residenti, prigionieri in casa loro, e per i turisti, costretti a fuggire altrove».












