Si crede ormai che con i social si possa fare qualunque cosa, impunemente. La libertà di poter creare un profilo postando foto e pensieri spesso al limite della propria stessa dignità è diventato quasi normale, si scrolla e si passa oltre, senza soffermarsi sulla gravità di ciò che si legge e si guarda. In questi giorni sta diventando (forse per fortuna) virale la denuncia di No justice no peace circa un gruppo Facebook intitolato “Mia moglie”: e no, i post pubblicati non sono di certo un omaggio alle proprie compagne. I mariti o compagni postano foto private senza consenso come fossero trofei, invitando gli altri utenti a commentare in modo esplicito e volgare l’avvenenza delle proprie donne. Una violenza inaudita che vede partecipi già quasi 32mila utenti, che senza alcun riguardo mercificano la figura femminile come oggetto su cui scatenare le fantasie più perverse, pubblicamente. No justice no peace ha già invitato a segnalare il gruppo e a denunciare alla polizia postale, cosa che sembra sia già stata fatta da diversi utenti. Un abuso senza eguali fatto da- come scritto da diversi utenti- insospettabili e senza l’utilizzo di nickname ma spesso con nome, cognome e foto profilo come se tutto fosse normale, come se si mettesse in vendita un’auto o un appartamento al miglior offerente.
I social possono essere un luogo di scambio bellissimo e stimolante, ma è evidente che si sia perso totalmente il senso del pudore, del rispetto e della misura, dimenticando che quello che viene pubblicato online può raggiungere in pochi secondi migliaia di sconosciuti.












